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I Flop del 2021, le serie tv che più ci hanno deluso nel corso dell’anno

Le serie tv Flop del 2021, tutte le delusioni seriali dell’anno da Zero a Grey’s Anatomy 18, passando da La Casa di Carta 5.

Dopo il bilancio positivo del 2021, con la nostra classifica delle migliori serie, non può mancare quello delle “Flop”. L’uso di questa parola è un’esagerazione, alcune serie che troverete nella lista non sono dei veri e propri flop, ma è una parola che semplicemente riassume perfettamente quello che per noi rappresenta una delusione.

Ascolta il nostro podcast sulle Migliori serie del 2021, cliccando qui.

Le serie tv flop del 2021 sicuramente scontenteranno molti ma, come fatto anche con le TOP, vi ricordiamo sempre che sono opinioni personali, che siamo esseri umani e tutte le produzioni non possiamo averle viste. Insomma non prendetevela se qualche titolo cui siete affezionati lo trovate da queste parti. Come per il flop del 2020, anche quest’anno non troverete una classifica ma una suddivisione per categorie…

Vogliamo fare un’altra precisazione, perchè non si sa mai di questi tempi. Quando leggete la lista delle serie, potreste pensare a una coalizione anti-Netflix, visto il numero di serie presenti nella lista. Non c’è alcun astio, semplicemente Netflix è il servizio che rilascia più titoli, che crea più hype, e per forza di cose, statisticamente, è normale che abbia più serie tra le “delusioni”. L’ha pure detto tempo fa Ted Sarandos, giustificando le cancellazioni annunciate da Netflix: le serie sono tante e quelle cancellate pure… è lo stesso concetto.

Flop del 2021 – Quelle che hanno messo tutti d’accordo

Qui trovate i flop che più ci hanno unito (e purtroppo sono due prodotti italiani di Netflix):

  • Zero (Netflix): questa è una delusione un po’ per tutti, un’occasione sprecata. Una serie inedita per l’Italia, la prima che racconta storie importanti dal punto di vista di italiani neri inserendole nel genere soprannaturale. Il risultato però è abbastanza superficiale, con sei episodi da 20 minuti che sono una semplice elaborazione frettolosa di un pitch che si fa ai dirigenti di un canale, con una storia che inizia solo quando finisce…
  • Luna Park (Netflix): è una serie che rappresenta la fiction che fu, quella che la Rai sta gradualmente abbandonando in favore di prodotti più moderni. In Luna Park non c’è vita, è tutto di plastica, rompendo ogni possibilità di empatia con lo spettatore. Una storia che aspira a voler essere alta ma che si rifugia in schemi del passato.

Le Clamorose**

**Clamorosamente deludenti e delusioni clamorose

  • Gli Irregolari di Baker Street (Netflix): la serie ha portato l’universo di Sherlock Holmes in un mondo soprannaturale, ma con un risultato abbastanza “regolare”. La serie usa la formula del vecchio procedurale che ormai è stata anche superata dalla generalista. Sfruttando vari elementi come il tema, i personaggi giovani e la diversità è un prodotto amato dall’algoritmo.
  • Panic (Amazon Prime Video): una serie che poteva confermare la capacità di Amazon di creare teen drama reali, meno patinati e privi dei cliché del genere (The Wilds è tra questi), ma che alla fine ha fallito. Tra colpi di scena incredibili e sviluppi improbabili, la serie alla fine risulta un incredibile crescendo di nonsense a cui è difficile abituarsi.
  • Y: L’ultimo Uomo (Disney+/FX): da una serie che arrivava con il marchio di FX ci si poteva aspettare qualcosa di più incisivo, di più dirompente, in realtà sembra che qui si sia fatto il compitino riproducendo materiale già esistente e adattandolo ai gusti di oggi. Dopo una lunga lavorazione, la serie è stata anche abbandonata in fretta dalla produzione, forse c’era ancora da lavorare per dare una struttura coerente al racconto
  • Guida Astrologica per Cuori Infranti (Netflix): un insieme di stereotipi e luoghi comuni su “l’amore oggi” e su la/il single un po’ sfigato alla ricerca del grande amore e del riscatto nella vita. Il continuo rimando al “mai una gioia” che vorrebbe o dovrebbe far ridere, non fa neanche sorridere. Insomma, Bridget Jones non abita qui.

Ancora tu

Stagioni deludenti tra finali e non:

  • La Casa di Carta 5 (Netflix): ormai è una presenza fissa nelle nostre delusioni, però adesso è finita, per fortuna. La Casa di Carta è in questa lista perchè è l’espressione del capitalismo seriale. Quello che allunga il brodo, e anche male, solo per assolvere a una funzione di mantenimento di abbonati. E la suddivisione della quinta parte in due volumi in trimestri diversi ne è la prova.
  • The Resident 5 (Disney+/FOX): questa serie è qui perchè la quinta stagione ha perso ufficialmente in questa annata la caratteristica che la distingueva dagli altri medical drama in circolazione: il suo lato denuncia. Diventando un ospedale pubblico la serie è meno cinica, più positiva e pian piano si sta adagiando nei canoni classici del medical drama.
  • Grey’s Anatomy 18 (Disney+/ABC): la storica serie di ABC si guarda ormai per affetto, per l’impossibilità di abbandonare personaggi amati da anni, ma dopo una stagione segnata dal Covid, in questa le storie sembrano confuse e sempre più improbabili (con la protagonista divisa tra due stati per curare il parkinson). Troppe esagerazioni e poca anima, ma come abbiamo detto più volte (leggi qui) potrebbe durare ancora a lungo.

Peccato, ci speravo

Le serie che hanno ampiamente deluso le aspettative, che partivano da un’idea interessante che non hanno saputo sfruttare (in questa categoria rientra anche la serie Zero):

  • Clarice (CBS): in Italia trasmessa su Rai 2, la serie prequel de Il Silenzio degli Innocenti è un procedurale che finge di non esserlo, con una protagonista senza carisma.
  • Kevin Can F*** Himself (Prime Video/AMC): La serie sulla carta funzionava ma tutta la spinta innovativa dell’idea si perde nella sua realizzazione. L’anima “comedy” che dovrebbe sbeffeggiare è una semplice caricatura di una classica sitcom così improbabile da non far ridere. Dov’è la critica caustica a questo mondo? dov’è la molla scatenante della reazione? L’innovazione si è fermata al titolo e alla sinossi.

*Articolo scritto con il contributo di Riccardo Cristilli, Davide Allegra, Giorgia Di Stefano e Federico Vascotto (insomma i nomi che spesso vedete da queste parti), frutto delle loro personali idee e opinioni, non tutte le serie qui indicate sono condivise da tutti.