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100 litri di birra: l’acida commedia alcolica di Teemu Nikki – La recensione

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Se pensiamo al cinema nordeuropeo la Finlandia non è esattamente il primo paese a cui pensiamo. Eppure forse dovrebbe esserlo, specialmente se parliamo di Teemu Nikki, il prolifico regista Suomi che da anni si sta facendo un  nome nei circuiti indie. Il suo nuovo lungometraggio 100 litri di birra, presentato alla Festa del Cinema di Roma e distribuito in Italia da I wonder pictures a partire dal 18 luglio, riporta il regista nella sua cittadina natale di Sysmä.

100 litri di birra: il sahti della discordia

Pirkko e Taina vivono in una piccola fattoria nella cittadina finlandese di Sysmä. Sono due donne alle soglie dei quaranta, scontrose e con la tendenza a esagerare col bere, ma ricoprono un ruolo fondamentale per la piccola comunità: producono il Sahti, la tradizionale birra artigianale finlandese. Quando la loro sorella minore Päivi, che si è trasferita a Helsinki dopo un grave incidente d’auto, chiede loro di fare 100 litri di sahti per il suo matrimonio con un noto artista visivo, le sorelle s’impegnano al massimo, producendo la birra migliore di sempre. Così buona, in effetti, che un assaggio tira l’altro, e tutto diventa un vortice.

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Taina e Pirkko rinvengono a poche ore dal matrimonio con dei postumi micidiali, senza sahti e senza un soldo. Per trovare i 100 litri di birra mancanti e salvare il matrimonio le due sorelle saranno trascinate in una spirale di avventure surreali, che metteranno in luce il meglio e il peggio che Sysmä ha da offrire.

Riso amaro

100 litri di birra è una commedia surreale che forse tanto commedia non è. Il film procede come il vortice di situazioni grottesche di un’interminabile serata alcolica: alti e bassi sono avvinghiati in un abbraccio ferreo e importuno, che vede le sorelle vestire i panni simultanei di vittime e carnefici di loro stesse. Questo ciclo interminabile di mettersi nei pasticci/cavarsi creativamente d’impaccio è divertente, ma risuona di una stanchezza esistenziale che forse taglia più a fondo di quanto preventivato.

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Ma la disfunzione delle protagoniste si rivela più incidentale che altro: 100 litri di birra non appartiene a un cinema delle persone quanto a un cinema dei luoghi. Nikki pennella con sguardo affettuoso ma lucido non solo la il tripudio della natura finlandese e la musicalità della lingua, ma anche il deterioramento del tessuto sociale nelle comunità periferiche. Sysmä  è un posto in cui la vita scorre lenta, scandita una birra e un amaro alla volta, e l’uso e l’abuso di alcol sono ubiqui e normalizzati. Questo si esplicita non tanto nella tragedia quanto in una sottile, costante corrosione di salute, rapporti e possibilità, in un lento logorio in cui l’esplosione tragica, caotica e traumatica potrebbe addirittura essere vista come una possibilità d’uscita.

Il cast

Elina Knihtilä e Pirjo Lonka sono rispettivamente le sorelle Pirkko e Taina, le caotiche birraie di Sysmä, piene di idiosincrasie e traumi irrisolti. Ville Tihonen è Hauki- Hikkanen, beone locale che ha una strana relazione a senso unico con Pirkko. Ria Kataja è Päivi, la terza sorella, rimasta menomata in un incidente in cui l’alcol ha avuto un ruolo più che marginale, mentre Jari Pehkonen è Ponu-Paavo, cugino delle sorelle e loro rivale nella produzione del sahti.

La recensione

100 litri di birra è una commedia surreale che forse tanto commedia non è, appartenente più a un cinema dei luoghi che a uno delle persone, che racconta di nascosto il logoramento del tessuto sociale nelle comunità lasciate a loro stesse

Voto:

7/10
7/10
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