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La vita di Miguel Bosè diventa una fiction per Paramount+ e sorprende in modo inaspettato

Bosè

Una serie tv su Miguel Bosè…ma seriamente? Diciamoci la verità a meno di essere un fan sfegato di Miguel Bosè, di avere Superman come sveglia la mattina, la reazione è stata questa un po’ per tutti. Però si sa, come le biografie da sempre piacciono alla fiction generalista italiana firmata Rai, così piacciono a livello internazionale soprattutto in ambito “latino”. Così stupisce meno che Paramount con Shine Iberia, Elefantec Global e Legacy Rock decida di realizzare questa serie in 6 episodi.

Poi però quando si fa partire la serie tv su Paramount+ dal 3 novembre (con i primi 2 episodi) tutto acquisisce maggior senso e la serie Bosè finisce per stupire più di quanto ci si potrebbe aspettare. La vita di Miguel Bosè diventa il simbolo per raccontare un’epoca in profondo cambiamento, in cui i pregiudizi sulla virilità condizionavano il mondo dello spettacolo. E in cui l’omosessualità era tollerata più che accettata. Miguel Bosè era un ragazzo libero, cresciuto in un contesto culturale ricco basti pensare che Luchino Visconti era il padrino e trascorreva l’estate con Pablo Picasso.

Bosè la storia di un’artista

Figlio di Lucia Bosè, attrice italiana di successo negli anni ’60 e del torero Luis Miguel Dominguin, Miguel viene instradato fin da piccolo nel mondo dello spettacolo, nonostante il padre lo vorrebbe nell’azienda con lui. Ma l’animo da torero non resiste davanti alla folla urlante per il figlio e fa sciogliere anche lui.

Ogni episodio della serie Bosè è costruito intorno a una diversa canzone e su due diversi piani temporali. Le vicende del Miguel adulto interpretato da Ivan Sanchez mostrano gli anni in cui cercava di diventare padre, mentre i flashback con Josè Pastor nel ruolo del protagonista, mostrano l’ascesa della sua carriera arrivando nel secondo episodio all’esplosione del successo come cantante.

La separazione dei genitori nel 1968 quando aveva solo 11 anni, ha rotto l’equilibrio della vita di Miguel, costretto a dividersi tra le ambizioni virili paterne e i sogni artistici della madre che finisce per dipendere dal successo e dalla fama del figlio. Miguel indossa così una maschera che cambia a seconda delle esigenze per liberarsene quando canta, quando recita, quando riesce a essere se stesso. Miguel ama tutti in modo viscerale, profondo, anche quel padre che sembra respingerlo. Ama ragazze e ragazzi inseguendo la passione fino a New York, ama la sua Tata che l’ha cresciuto con quell’amore materno che Lucia non sembrava capace di dare.

Quel tocco spagnolo che…

La serie resta pur sempre una produzione spagnola e su questo non c’è alcun dubbio. La ricerca eccessiva dei toni da soap opera è sempre presente e probabilmente lo sarà sempre in ogni produzione spagnola. La struttura della serie è abbastanza scolastica così come la fotografia che serve a inquadrare gli anni ’80 e dare un senso di rottura rispetto al grigiore del conservatorismo. A convincere sono i momenti più di spettacolo, le canzoni e quell’animo di un Miguel capace di godersi la vita e al tempo stesso di affrontare il lavoro e la fama senza lasciarsene travolgere.

Il cast

Il cast di Bosè vede José Pastor e Ivan Sanchez dividersi il ruolo di Miguel Bosé, Valeria Solarino è Lucia Bosé che vediamo anche invecchiata nella parte del presente. Nacho Fresneda è Luis Miguel Dominguin, padre di Miguel. Alica Borrachero è Tata Remedios, Ana Jara è Rosa Lagarrigue, José Sospedra è Pablo, Gabriel Guevara è Nacho Duato, Miguel Angel Munos è Julio Iglesias.