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Damsel, un film ruffiano e ambiguo per la Giornata delle donne – La recensione

Buona Giornata internazionale dei diritti della donna. Perché non “festeggiare” guardando una pellicola su un’eroina determinata riuscito così così? Damsel è un film fantasy dark statunitense del 2024, diretto da Juan Carlos Fresnadillo e scritto da Dan Mazeau e basato sul romanzo omonimo di Evelyn Skye. Disponibile in streaming su Netflix a partire dall’8 marzo 2024, il film presenta una colonna sonora composta da David Fleming e prodotta da Hans Zimmer, con la produzione della Roth/Kirschenbaum Films. Data la popolarità della protagonista, ha grandi probabilità di finire nella Top Ten di Netflix. Se lo merita? Bah.

Damsel, una principessa che si salva da sola

Elodie è la figlia più grande di un re in rovina. Il suo regno è povero, piagato dal gelo e dalla carestia, e ha bisogno di soldi. Elodie, che è pratica e coraggiosa e mette i suoi sudditi sopra a tutto, accetta di buon grado di sposare il figlio di un regno ricchissimo e assolato. Questa unione di famiglie salverà il suo regno, e anche se è molto affezionata alla sorella minore Floria, Elodie si è rassegnata al suo destino con grande senso del dovere. Senso del dovere che si trasforma in malcelata soddisfazione quando la principessa arriva nel regno del futuro marito, il cui splendore va oltre ogni sua immaginazione. Neanche il principe è tanto male, e sembra disposto a lasciarle le sue libertà. I due si dicono che viaggeranno il mondo insieme. Qualcosa però mette in allerta la matrigna, che tenta di avvertirla. Ma è troppo tardi.

Damsel, un film riuscito a metà

Qualcosa non va. Non solo per Elodie, che si trova gettata in una caverna per placare le ire di una creatura millenaria, vittima sacrificale di un sistema che ha funzionato per anni, ma anche per lo spettatore. La buona volontà c’è. La principessa ligia al dovere finisce disillusa per doversi salvare da sola. L’esecuzione, però, è bizzarra. Millie Bobby Brown è la solita buona attrice, simpatica e brava a tenere le redini di un film poco efficace. Un ruolo simile lo ha in Enola Holmes, che è molto meglio. Un altro esempio di operazione simile riuscita? The Princess, con Joey King, o Rosaline, con Kaytlin Denver. In Damsel qualcosa non funziona.

Qual è il problema?

Gli effetti speciali sono fastidiosamente posticci, la scrittura banale sia nella storia che nei dialoghi. Non aiuta l’insistenza sul corpo della protagonista, sui vestiti che vengono strappati. Il look che si fa sempre più succinto, il trucco scuro che si mischia alla sporcizia ma che non smette un secondo di farla sembrare sexy invece che combattere gli stereotipi sembrano appoggiarli, dicendoci che un’eroina per prima cosa deve essere bella, altrimenti non vale. Il personaggio di Elodie non è sviluppato a dovere, la sua trasformazione in una guerriera spaccona non va a suo vantaggio. Peccato.

Il cast

Millie Bobby Brown è Elodie, protagonista e principessa costretta a trasformarsi in una guerriera. Ray Winstone è Lord Bayford, il padre di Elodie, che si accorge dell’errore compiuto. Angela Bassett è Lady Bayford, la matrigna le cui sensazioni negative non vengono ascoltate. Brooke Carter è Floria, la sorellina minore. Nel cast anche Nick Robinson (Prince Henry), Robin Wright (Queen Isabelle) e Shohreh Aghdashloo.

Damsel, un film ruffiano e ambiguo per la Giornata delle donne - La recensione

La recensione

Gli effetti speciali sono fastidiosamente posticci, la scrittura banale sia nella storia che nei dialoghi. Non aiuta l’insistenza sul corpo della protagonista, sui vestiti che vengono strappati.Il personaggio di Elodie non è sviluppato a dovere, la sua trasformazione in una guerriera spaccona non va a suo vantaggio. Damsel è un’occasione un po’ sprecata.

Voto:

5.5/10
5.5/10