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Frozen Planet II, la docu-serie su Rete 4 da giovedì 29 dicembre

Stasera in tv giovedì 29 dicembre su Rete 4 prosegue la docuserie Frozen Planet II in prima visione assoluta, realizzata dalla Natural History Unit di BBC Studios e co-prodotto da BBC America, Open University, Migu Video, ZDF e France Televisions. Si tratta del seguito di Frozen Planet che nel 2011 aveva raccontato la vita sui due poli da un punto di vista unico. Dopo 11 anni le telecamere sono tornate in Artico e Antartico per raccontare la flora e la fauna di queste zone.

Il programma è stato realizzato con tecnologie innovative e racconta i regni di ghiaccio alle prese con profondi mutamenti. Le temperature aumentano in modo vertiginoso trasformando questa natura. Il pianeta di ghiaccio sta svanendo sotto i nostri occhi. Le riprese si sono svolte tra Antartide, Pakistan, Mongolia, Russia, Canada, Groenlandia, Norvegia, Kenya, Giappone, Nuova Zelanda, Patagonia, Svizzera, Peru, Cina, Georgia, Finlandia, Svezia, Alaska, Nepal, Oceano Antartico. Luoghi dove vivono gruppi di animali che stanno resistendo.

Le anticipazioni di Frozen Planet 2

Giovedì 29 dicembre

Nella puntata di giovedì 29 dicembre di Frozen Planet 2 il documentario si concentra sull’Aquila Reale del Parco del Gran Paradiso, per la prima volta ripresa mentre una coppia di esemplari cattura e uccide un camoscio adulto, animale che è cinque volte il suo peso. Drammatiche le immagini in time-lapse dell’erosione di alcuni ghiacciai in Svizzera e in Perù. Un’operazione che ha visto coinvolta anche Samantha Cristoforetti dalla ISS dove ha raccolto le immagini del disastro dei ghiacciai.

Arrivano dall’Antartide alcune immagini sul Pinguino Reale, l’Albatro Errante, la Balena Blu, l’Orca e altri animali, compresi gli Stromatoliti fossili formati da cianobatteri presenti in un lago scoperto 13 anni fa.

I numeri di Frozen Planet II

Il team di Frozen Planet II ha realizzato un totale di 102 riprese, di cui 31 da remoto, anche con troupe locali; nel complesso si sono resi necessari 2.188 giorni sul campo, nell’arco di quattro anni e mezzo, in tutti i continenti, in 18 diversi paesi; il periodo più lungo trascorso senza interruzioni, on field, è stato di tre mesi; il viaggio più lungo verso una location ha richiesto tre settimane; il periodo di quarantena più lungo è stato di 42 giorni.

La tecnologia

I droni hanno permesso di girare in luoghi remoti, per la prima volta sono stati usati gli high speed FPV (first-person view) ‘racer’ drone ad alta velocità, utilizzati normalmente per filmare le valanghe. Rebreather Diving Technology e Pole Camera, i primi, cruciali per tutte le sequenze subacquee, hanno consentito di rimanere in immersione per periodi più lunghi e in presenza di animali dal comportamento imprevedibile; e, dove le condizioni erano troppo pericolose per immergersi sono state progettate e utilizzate telecamere speciali, che hanno consentito agli operatori di rimanere in superficie