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Gli sceneggiatori americani sono entrati in sciopero contro i produttori

In era di revival, reboot e remake arriva anche un revival “reale”: lo sciopero degli sceneggiatori. Dopo quello del 2007 che per 100 giorni bloccò le produzioni americane arriva un nuovo sciopero degli sceneggiatori partito da martedì 2 maggio con i primi picchetti a Los Angeles e New York. Lo sciopero era nell’aria ormai da diverse settimane anche se un po’ tutta la filiera produttiva, le diverse realtà delle città coinvolte, hanno sperato fosse scongiurato.

Le trattative sono andate avanti fino al primo maggio ma AMPTP (Alliance of Motion Picture and Television Producers) che raggruppa i produttori Netflix, Amazon, Apple, Disney, Discovery-Warner, NBC Universal, Paramount e Sony non hanno trovato un accordo portando la WGA (sindacato degli sceneggiatori) a proclamare lo sciopero.

Le ragioni dello sciopero degli sceneggiatori

Gli sceneggiatori americani hanno annunciato lo sciopero sostenendo che i produttori vogliono rendere il lavoro degli sceneggiatori più precario, costruito sui freelance, rifiutandosi di garantire un livello minimo di impegno per gli sceneggiatori televisivi e trasformando l’impegno per i varietà in un lavoro pagato a giornata.

La WGA chiede che venga stabilito un numero minimo di sceneggiatori assunti in base al numero di episodi previsti e che ci sia almeno uno sceneggiatore pagato durante il periodo delle riprese e durante la post produzione. Il sindacato chiede almeno tre settimane di stipendio garantite per singolo episodio fino a un massimo di 52 compreso il periodo post ordine, considerando che per lo più gli sceneggiatori vengono pagati a settimana. I produttori rispondono che nell’epoca dello streaming per cui spesso le serie vengono ordinate e girate con le sceneggiature sono complete e che le riprese possono iniziare anche mesi dopo, è impossibile accettare le richieste degli sceneggiatori mantenendo così a libro paga uno sceneggiatore per settimane.

Gli sceneggiatori chiedono un minimo di sei autori di cui 4 sceneggiatori/produttori per quelle che vengono chiamate “mini writers room” aperte frequentemente prima dell’ordine a serie come fase preparatoria. La loro richiesta è di trovare una formula standard che preveda 7 sceneggiatori per una serie da 8 episodi di cui 4 produttori e 8 in una da 10 di cui 5 produttori. Gli studi ribattono facendo l’esempio di The White Lotus che è interamente scritta da Mike White.

Un’altra materia contesa sono i guadagni “residuali”, cioè quei guadagni che i produttori hanno dalle licenze di distribuzione dei prodotti come con le piattaforme di streaming. Gli sceneggiatori chiedono di avere una quota visto che i produttori continuano a sfruttare il loro lavoro.

Cosa succede ora?

Difficile dire cosa succederà ora. Lo sciopero è stato indetto nel mese degli upfronts della tv generalista che, a partire dall’immediata chiusura dei late show, è quella che rischia di soffrire di più. Sicuramente ci saranno ordini e rinnovi ma è possibile che la programmazione slitti di qualche mese e che in autunno possano esserci tanti show live o unscripted, così come acquisizioni internazionali o prodotti che arrivano dalle piattaforme dei diversi network. Sicuramente le trattative tra WGA e AMPTP proseguiranno perché le due parti hanno una bisogno dell’altra. Ma anche le diverse città dove si svolgono le produzioni hanno bisogno che le riprese ripartano per mettere in moto l’economia locale.