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Il Sesso degli Angeli la recensione: la commedia “old style” di Pieraccioni non va oltre la superficie

Il sesso degli angeli

Il Sesso degli angeli è il film di Leonardo Pieraccioni che ormai prossimo alla soglia dei 60 anni è passato da “un film all’anno a uno ogni due anni” per limiti d’età e fatica, come ha raccontato lo stesso attore e regista durante la presentazione del film prima dell’uscita al cinema dello scorso aprile.

Dopo il passaggio nelle sale e successivamente su Sky e NOW in streaming a ottobre 2022, venerdì 15 marzo 2024 è in prima tv su Rai 2. Leonardo Pieraccioni è ancora una volta protagonista, accanto a Sabrina Ferillimi sono affidata a lui e al suo stile per le commedie eleganti” e Marcello Fonte scelto subito dopo aver visto Dogman e inizialmente restio ma considerato da Pieraccioni l’ideale per il ruolo del sagrestano ingenuo che scopre la vita. Il film racconta la storia di un prete di provincia che eredita una ricca attività in Svizzera. Quando arriva scoprirà che si tratta di una legale casa di appuntamenti.

Un’idea brillante al centro di Il Sesso degli Angeli

L’idea de Il Sesso degli Angeli è brillante. Pieraccioni ha raccontato che è nata quasi per caso mentre insieme a Filippo Bologna stava lavorando a un altro soggetto “ma pensa quanto sarebbe più piccante la storia di un prete che eredita un bordell0?”. Pur non conoscendo l’altra idea, il soggetto de Il Sesso degli Angeli effettivamente funziona e diverte. L’accoppiata Pieraccioni – Ferilli potrebbe richiamare in sala un pubblico stanco e le 400 copie pensate da 01 mostrano una fiducia notevole verso il prodotto.

Il film tocca diversi temi sensibili come la religione, il sess0, la prostituzione legale, in modo elegante e mai scurrile, lasciando la parte più pecoreccia nelle mani del solito Ceccherini, un po’ troppo incastrato in quel ruolo da macchietta. Non a caso durante la presentazione Leonardo Pieraccioni ha parlato della necessità di riaprire le case chiuse “le ho visitate in Svizzera. Le ragazze fatturano, sono seguite, assistite” che senso ha lasciare tutto in mano alla criminalità.

Si è spinto anche a parlare del matrimonio dei preti dicendosi favorevole (con il dirigente 01 che invitava, scherzando, i giornalisti a titolare su questi temi così da generare polemica e curiosità). Peccato che tutto questo nel film non c’è.

Un vorrei ma non posso, la recensione

Il film di Leonardo Pieraccioni sfrutta il contrasto tra il mondo di un prete moderno, che fa sentire Lady Gaga in chiesa, e quello delle ragazze che fanno il mestiere più antico del mondo, per creare momenti comici divertenti. Ma poi lascia tutto in superficie. Finendo, anzi, per incastrarsi in una facile morale per raggiungere l’inevitabile lieto fine tanto caro a una commedia italiana tipica degli anni ’90/’00.

Il personaggio di Marcello Fonte risulta troppo assurdo per essere vero, una sorta di bambinone cresciuto che fatica a trovare il giusto ritmo all’interno della storia. Sabrina Ferilli ha un ruolo cucito su misura su di lei, non a caso Pieraccioni ha raccontato come fosse la loro prima scelta, ma sembra un po’ troppo infilata in uno stereotipo.

In conclusione

Durante la presentazione del film Leonardo Pieraccioni ha sottolineato come “la commedia è un’altra categoria, siamo saltinbanchi, non cerco premi, voglio far divertire la gente“. Affermazione che nessuno contesta, ben vengano le belle commedie scaccia pensieri. Il sesso degli Angeli, appare troppo ancorato a formule di una commedia sorpassata con quella sua ricerca della risata semplice, buona, bonaria, ma che al tempo stesso sembra sempre trattenuta, come si ci fosse la paura di osare.

Il film ha momenti divertenti. Complessivamente funziona e potrà intercettare un pubblico di nostalgici (e fanatici) di Pieraccioni. Però è fin troppo leggero, come la piuma dell’ala di un angelo. Voto 6-

Il film ha momenti divertenti. Complessivamente funziona e potrà intercettare un pubblico di nostalgici (e fanatici) di Pieraccioni. Però è fin troppo leggero, come la piuma dell'ala di un angelo.Il Sesso degli Angeli la recensione: la commedia "old style" di Pieraccioni non va oltre la superficie