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Inside Out 2: un’altra volta, con (meno) sentimento – La recensione

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Nel 2015 Inside Out, con la sua ambizione di portare un po’ di complessità morale nel mondo dell’animazione, è stato una piccola rivoluzione. Il sequel Inside Out 2 è appena uscito (il weekend scorso negli Stati Uniti, nei cinema italiani arriva il 19 giugno) e già ha catturato il cuore di tantissimi fan oltreoceano. Il film è l’esordio alla regia dell’animatore Kelsey Mann ed è prodotto da Mark Nielsen per Pixar Animation Studios e Walt Disney Pictures. Reggerà il confronto con il predecessore?

Inside Out 2: arriva la pubertà! Si salvi chi può

Le emozioni di Riley si prendono cura di lei e del suo senso di sé da sempre, mentre lei cresce e si scopre come amica, studentessa, figlia e promessa dell’hockey. Con l’arrivo della pubertà però Gioia, Tristezza, Rabbia, Paura e Disgusto saranno costrette ad accogliere delle nuove, ingombranti emozioni: Invidia, Imbarazzo, Ennui e soprattutto Ansia, che ha il difettuccio di voler controllare sempre tutto. Il che potrebbe rivelarsi un problema enorme, perché Riley e le sue amiche sono state invitate a un camp estivo di hockey prima di andare in licei diversi. Cercare di inserirsi e conquistare un posto nella squadra del liceo non sarà facile per Riley, soprattutto senza perdere sé stessa. Gioia e le altre emozioni non hanno intenzione di abbandonarla, ma anche loro dovranno imparare ad accettare i propri errori per permettere a Riley di navigare l’adolescenza

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Squadra che vince… 

Chiariamo subito una cosa: il livello qualitativo del film è quello che ci aspettiamo da una produzione Pixar. La regia è impeccabile (specialmente nelle scene che seguono Riley nel mondo reale), e la qualità di texture e animazioni tiene lo spettatore a occhi spalancati dall’inizio alla fine. Il film sa esattamente quello che sta facendo: la sala ride, si aggrappa alla poltrona e si asciuga i lucciconi esattamente nei momenti previsti.

…non si cambia (purtroppo)

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La storia di Gioia e delle altre emozioni ricalca quella dell’Inside Out originale, con il mondo interiore di Riley ampliato e adattato alla sua nuova età e alle sue nuove emozioni. Super avvincente invece la storia di Riley nel mondo reale, il che mostra purtroppo il più grande limite del film. Inside Out 2, come il predecessore, è un po’ una lezione di articolazione delle emozioni. Quello che però è veramente avvincente non è sentirsi dire “le persone sono fatte di spinte contraddittorie”, ma assistere alla storia di una giovane ragazza che si trova a dover fare i conti con le contraddizioni dentro di sé.

Ci sentiamo comunque di consigliarlo a tutti gli spettatori di un’età simile a quella di Riley ma anche ai loro genitori, a cui potrebbe far comodo una rinfrescata un po’ didascalica sul macello terrificante che è affrontare la pubertà. Il pubblico adulto non si aspetti di confrontarsi davvero con le complessità, le contraddizioni e la poesia del crescere: per quello c’è Gasoline Rainbow.

Il cast di doppiatori

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Stella Musy, Melina Martello, Daniele Giuliani, Paolo Marchese e Veronica Puccio riprendono i ruoli di Gioia, Tristezza, Paura, Rabbia e Disgusto (a doppiarli in originale sono Amy Poheler, Phyllis Smith, Lewis Black, Tony Hale e Liza Lapira). A loro si uniscono Pilar Fogliati nel ruolo di Ansia (in originale Maya Hawke), Marta Filippi in quello di Invidia (originariamente doppiata da Ayo Edebiri), Deva Cassel nei panni di Ennui (Adèle Exarchopulous). Nel cast anche Federico Cesari nei panni di imbarazzo, Sara Ciocca in quelli di Riley e Stash in una breve e spassosissima apparizione come Lance Slashblade, uno sventurato personaggio dei videogiochi di Riley. 

La recensione

Inside Out 2 ricalca e amplia il percorso del primo: forse non altrettanto toccante, ma sempre consigliato a bambini e adolescenti come palestra di articolazione delle proprie emozioni. Il pubblico adulto non si aspetti di affrontare davvero le complessità, le contraddizioni e la poesia del crescere.

Voto:

6.5/10
6.5/10
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