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INVERSO – The Peripheral su Prime Video è una delusione o bisogna darle fiducia? – La recensione

The Peripheral

INVERSO – The Peripheral un’avventura sci-fi che non decolla mai e sembra adagiarsi

Il mese di Ottobre 2022 è stato ricco di novità seriali, ho avuto un’inaspettata sorpresa con Tutto Chiede Salvezza, una conferma con Romulus 2 e inevitabilmente, per la legge dei grandi numeri, è arrivata anche la delusione: INVERSO – The Peripheral. Inutile negare che riponevo grandi aspettative nella serie che sembrava rimandare a quella bella tradizione di serialità complesse, misteriose, articolate. E così è stato, solo che la sensazione, dopo le prime puntate che ho avuto modo di vedere in anteprima, è di un’occasione sprecata.

Prodotta da Jonathan Nolan e Lisa Joy, il duo dietro la straordinaria avventura di Westworld, The Peripheral è l’adattamento del romanzo di William Gibson, creata da Scott B. Smith che ne è anche showrunner, ma per lunghi tratti potrebbe sembrare uno spinoff di Westworld. Troppi e fin troppo evidenti i riferimenti alla serie nello stile visivo, nello sviluppo dei personaggi, perfino nel diorama che sembra fatto con i resti di materiale della serie HBO.

The Peripheral trama cast e programmazione

Un futuro virtuale che stenta a decollare

Il primo episodio introduce i personaggi e l’ambientazione. Siamo nel 2032 in una delle tante zone rurali americane, dove tutto sembra uguale e la vita scorre tranquilla. Flynne Fisher interpretata da Chloë Grace Moretz lavora in un negozio di stampanti 3D, vive con il fratello Burton (Jack Reynor) ex militare con degli impianti corporei di tecnologia avanzata, e la madre cieca per colpa di una malattia. La realtà virtuale è l’unico modo per scappare dalla monotonia e quando una misteriosa società invia un nuovo casco virtuale da provare, Flynne si mette subito alla prova ritrovandosi nella Londra del 2100. Guidata da misteriosi personaggi, Flynne si ritroverà in un mondo stravolto in cui enormi colossi dominano la città, al centro di un’avventura tra sparatorie e inseguimenti che la rintracceranno anche nel suo presente, quando le misteriose forze del futuro troveranno il modo di raggiungere lei e la sua famiglia.

Per quanto Moretz provi dare profondità al suo personaggio, l’impressione che resta di Flynne è quella di un’eroina stereotipata, fin troppo classica nel suo cercare di salvare tutto e tutti, nel dimostrare forza, sagacia e tenacia anche in un mondo che non conosce. Wilf, interpretato da Gary Carr, è la sua “guida” nel mondo dei “peripheral”, tra le proiezioni del futuro. Un “fixer” dal passato travagliato e che nel quarto episodio mostrerà a Flynne quanto è successo nel suo futuro e nel loro passato.

Il mondo di INVERSO è affascinante, coinvolgente, visivamente travolgente ma è la sceneggiatura a non convincere a pieno. Si percepisce un forte senso di artificiosità del costrutto narrativo che prova a esser salvato dai personaggi. Peccato che siano troppo definiti, troppo perfetti nei loro ruoli. Il fratello militare di Flynne è il classico ex soldato che pensa prima a sparare che a parlare, che cerca di proteggere “la donna” anche se lei si rifiuta. L’antagonista sembra una strega cattiva delle favole, i personaggi del futuro sembrano quasi delle caricature stereotipate.

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The Peripheral: non bisogna perdere le speranze

A salvare The Peripheral è la costruzione generale della storia, l’idea di questo mondo del futuro in cui esistono delle “periferiche” umane in cui far convogliare il nostro spirito. La missione di Flynne si traduce in una ricerca di speranza in un mondo distrutto dalla follia dell’umanità, una conseguenza possibile dello scenario che stiamo vivendo.

Fuggendo dalla sua monotona esistenza alla ricerca di un futuro migliore, Flynne si ritroverà in un mondo senza futuro, senza speranza. Proprio l’aspetto più alto del racconto appare inizialmente soltanto un abbozzo. Ma anche per questo la speranza di uno sviluppo migliore sembra essere una prospettiva possibile per questa serie tv. La stagione completa salverà INVERSO The Peripheral? o resterà un buon prodotto con potenzialità inespresse e un’eccessiva standardizzazione?