Il nuovo ciclo di La Torre di Babele, programma di La7 condotto da Corrado Augias, riparte il 15 settembre da un tema e un personaggio più volte trattato nella trasmissione come San Francesco. Il santo poverello, il ricco che si è spogliato dalle sue vesti per abbracciare la povertà, l’uomo che parlava con la natura e gli animali, il patrono d’Italia è una figura simbolica che abbraccia tanti aspetti cari al programma.
La Torre di Babele, il programma condotto da Corrado Augias, che torna a proporre un viaggio attraverso i grandi temi della storia, della cultura, della politica e dell’economia, analizzati con lo stile che da sempre contraddistingue l’autore: rigore divulgativo, attenzione all’attualità e un’ironia capace di rendere accessibili anche le questioni più complesse.
La torre di Babele la prima puntata
Nella prima puntata del 15 settembre dal titolo “Il mito di Francesco, santo e italiano”, al centro ci sarà la figura di Francesco d’Assisi, uno dei personaggi più straordinari e universali della nostra storia. Un racconto che evidenzia come nell’esperienza e nel pensiero di Francesco sia possibile riconoscere i tratti più autentici della nostra identità e trarre strumenti per affrontare le sfide del presente, dagli sconvolgimenti geopolitici alla crisi ambientale fino agli imprevedibili esiti dell’impatto dell’intelligenza artificiale.
Ad arricchire il confronto e l’analisi saranno ospiti il giornalista e scrittore Aldo Cazzullo, la storica Chiara Mercuri e padre Antonio Spadaro, sottosegretario del Dicastero vaticano per la Cultura e l’Educazione.
Pippo Fava
In seconda serata su La7 ci sarà il documentario L’ultima fila per ricordare Pippo Fava a 100 anni dalla sua nascita. Un racconto che riporta in vita la voce di un intellettuale scomodo, ucciso dalla mafia il 5 gennaio 1984, ma mai dimenticato.
Scritto e diretto da Emanuela Ranucci e Maria Carla Virzì, prodotto da Loom Production, il film intreccia memoria privata e storia collettiva.
La notte dell’omicidio resta impressa come una ferita: cinque colpi di pistola alla nuca, davanti al Teatro Stabile di Catania, dove la nipotina di sei anni recitava in Pensaci, Giacomino! di Pirandello, aspettando che il nonno la venisse a prendere.
Quella bambina, oggi Francesca Andreozzi, presidente della Fondazione Fava, è la voce narrante principale del documentario. Attraverso i suoi ricordi riaffiorano i timori della famiglia nei giorni che precedettero l’agguato, lo scontro con le istituzioni, i depistaggi, le insinuazioni di un presunto “delitto passionale”. Ma anche la ricchezza umana e intellettuale di Fava, diventata patrimonio morale di un Paese intero.
Insieme a lei, i giornalisti Michele Gambino e Antonio Roccuzzo raccontano le inchieste de I Siciliani, il giornale fondato da Fava, che scosse il potere a Catania. L’avvocata Adriana Laudani, parte civile nel processo contro Santapaola e il suo gruppo di fuoco, ripercorre una battaglia giudiziaria lunga, difficile, a tratti umiliante: poche condanne, troppe zone d’ombra.
Ma il documentario non si ferma al passato. Con lo sguardo del procuratore capo di Palermo Maurizio De Lucia, L’ultima fila riallaccia le intuizioni di Fava al presente, raccontando cosa è cambiato e cosa resta intatto nei rapporti tra mafia, imprenditoria, banche e politica.
A scandire il racconto, le stesse parole di Pippo Fava: frammenti di discorsi pubblici, alcuni inediti, altri celebri, che ancora oggi risuonano come straordinarie dichiarazioni di coraggio civile. Come quando, senza esitazione, definì la mafia: «Una bestia immane, una piovra oscura, la cosa più schifosa sulla faccia della terra».