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La trama fenicia è esattamente quello che ci aspettavamo (nel bene e nel male) – La recensione

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Tra una serie di fortunati corti su Netflix e tre film in cinque anni, per Wes Anderson è un periodo produttivo. Ma, arrivato al tredicesimo film, cosa ha da dirci il cineasta di Houston? Stiamo per scoprirlo: dopo un recente debutto a Cannes, La trama fenicia esce in anteprima nelle sale italiane il 28 maggio per Universal Pictures International Italy e nel resto del mondo il 30. 

La trama fenicia: sogni e bombe a mano

Zsa-Zsa Korda è molti uomini in uno: un losco businessman con le mani in pasta ovunque, un padre tanto prolifico quanto assente, un sopravvissuto seriale ad attentati ed incidenti aerei, un cuoco e lavapiatti provetto. Più di tutto, un uomo con una trama, una complessa rete di piani e macchinazioni destinata a cambiare per sempre il volto della Fenicia. Ma i nemici di Zsa-Zsa non smettono mai di tramare, e contano sul fallimento di questo piano per mandarlo definitamente gambe all’aria: l’uomo d’affari dovrà reclutare la propria primogenita Liesel, rinchiusa da anni in convento, e imbarcarsi in un tour di riunioni d’emergenza con i suoi partner in giro per la Fenicia in un’ultima, estrema scommessa.

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Per le strade della Fenicia

Se il precedente Asteroid City era un film estremamente statico, che intrappolava i suoi personaggi in una location sterile per costringerli a contemplare le proprie inadeguatezze ed  idiosincrasie, La trama fenicia è un road movie che si muove senza soluzione di continuità da una location all’altra, da un personaggio all’altro, da una situazione surreale all’altra. Una serie di quadri, insomma, in una cornice più coesa e soddisfacente rispetto al delizioso manierismo di The French Dispatch e, soprattutto, con una conclusione che cerca di riportare a una visione unitaria.

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La trama fenicia: il solito, per favore

Insomma, La trama fenicia è proprio un film di Wes Anderson. Il che fa piacere, perché tutti gli elementi che amiamo dell’opera del regista texano ci sono, dalla composizione apollinea delle inquadrature ai pan e dolly, dalla dolce stravaganza dei personaggi alla comicità un po’ deadpan. Squadra che vince non si cambia. Però, ecco, c’è poco di altro, poca variazione della formula usuale. Il che per qualcuno (sottoscritto incluso) è un po’ un peccato, perché con Asteroid City Anderson aveva iniziato a guardare a questa ripetizione della formula con un occhio un po’ critico e molto delicato, donandoci un primo sguardo su una possibile nuova fase, più avanzata della sua opera.

Il cast

Benicio Del Toro è Anatoly “Zsa-Zsa” Korda, un inarrestabile uomo d’affari con un piano per la regione della Fenicia. Mia Threapleton è Liesel Korda, figlia maggiore di Zsa-Zsa ritiratasi in convento, con cui l’uomo sta cercando di ricongiungersi. Michael Cera è il Bjorn Lund, un apparentemente mite precettore che viene promosso sul campo a segretario e portatore di bombe a mano, mentre Benedict Cumberbatch interpreta Nubar, l’ombroso fratellastro di Zsa-Zsa. Come ormai ci ha abituato Wes Anderson, anche i ruoli minori sono interpretati da divi di Hollywood e collaboratori frequenti: dalla Cugina Hilda di Scarlett Johannson al principe Farouk di Riz Ahmed, da un nevrotico Jeffrey Wright a un Richard Aoyade garbato e spassoso, passando per Bryan Cranston, Tom Hanks e tanti altri camei che non vi vogliamo rovinare. Sicuramente, ce n’è per tutti.

La recensione

La trama fenicia è proprio un film di Wes Anderson. Il che fa piacere, perché tornano tutti gli elementi che amiamo dell’opera del regista texano ci sono. Però, ecco, c’è poca variazione della formula usuale che, dopo la freschezza di Asteroid City, è un po’ un peccato.

Voto:

7/10
7/10
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