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Springsteen – Liberami dal nulla, la solitudine del Boss. La recensione del film con Jeremy Allen White e Jeremy Strong

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“I drove my chevy to the levee but the levee was dry
And them good ol’ boys were drinkin’ whiskey and rye
Singin’ this’ll be the day that I die
This’ll be the day that I die”

Al cinema c’è Springsteen – Liberami dal nulla. Non aspettatevi un biopic musicale convenzionale, né una recensione che analizzi la carriera del Boss con precisione e dovizia di dettagli su date, eventi e circostanze. Liberami dal nulla è un film sul malessere interiore, sull’incapacità di vivere il momento senza guardare indietro o aver paura del domani. È la storia di un mito, che qui è più comune che mai: il ritratto umano di una persona fragile, che in un particolare momento della sua vita, ha sentito urgente, l’esigenza di allontanarsi da tutto e tutti, rifugiandosi in un luogo sperduto, isolato, senza caos, senza rumore, senza il rimbombo mediatico, l’eco del successo che sta per travolgerlo.

Springsteen in quel 1982, si allontana così dai riflettori accecanti e oppressivi di New York, e si rifugia in un cottage nel cuore del New Jersey, in quella provincia che ha scandito ogni attimo, ogni respiro e ogni ricordo della sua vita.

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Springsteen Liberami dal nulla
Photo courtesy of 20th Century Studios. © 2025 20th Century Studios. All Rights Reserved

Si chiude in sé stesso, si ritrova faccia a faccia con i suoi traumi interiori, quelli che hanno segnato Bruce bambino, che ancora oggi lo tormentano, che – da quel che possiamo capire dalle parola delle sue canzoni – non smetteranno mai di fare. Una famiglia pesante quanto un macigno, un padre violento (interpretato nel film da un eccezionale Stephen Graham), non detti sedimentati sotto una spessa coltre di paura, colpe, tormenti incessanti. Prova ad aprirsi all’amore, in quel periodo, ma fallisce inconsapevolmente, auto sabotandosi senza volerlo, ascoltando, anziché il suo cuore, quel “cane nero” che lo accompagna ogni giorno, a volte silenzioso, a volte chiassoso, e gli ricorda ogni giorno ciò che invece vorrebbe dimenticare. La bestia che lo sveglia nel cuore della notte, che gli provoca incubi, che lo priva del sonno, o quantomeno di un riposo ristoratore che potrebbe consentirgli di ritrovare un po’ di equilibrio.

Chiuso in casa, con strumenti poco all’avanguardia e l’essenziale, Springsteen scrive e incide Nebraska, uno dei dischi più tormentati, introspettivi e dolorosi non soltanto del Boss, ma dell’intera storia del rock mondiale. Dieci tracce uscite nel settembre del 1982, che segnano nettamente, uno dei momenti più cupi della vita del cantante, che scavano nel dolore e nell’animo umano, grazie alla parole e alle sonorità uniche.

Liberami dal nulla, diretto da Scott Cooper, scorre sullo schermo per due ore, raccontando quell’anno cruciale per il Boss, avvalendosi di flashback sulla sua infanzia e, a volte, di un bianco e nero fondamentale per tratteggiare le fattezze di quella depressione che per anni lo ha accompagnato, nella vita di ogni giorno, da uomo comune, dentro e fuori da palco, da mito indiscusso della musica contemporanea. Al suo fianco, l’inossidabile amico e manager, Jon Landau, colonna portante per Bruce, una spalla fedele, un confidente paziente.

Jeremy Allen White aveva tutte la carte in regole, visti i suoi ruoli precedenti, per interpretare lo Springsteen di Nebraska: da Lip Gallagher nella serie tv Shameless, a Carmen Bezzegatto di The Bear, il ruolo fragile e tormentato gli calza a pennello, e anche stavolta non delude. Un’interpretazione che potrebbe valergli il meritatissimo Oscar, grazie al minuzioso lavoro che ha fatto su sé stesso per restituire al pubblico e ai fan, un Boss che fosse degno di quel soprannome. Capelli e occhi scuri, look da rockstar, sguardo lattiginoso ed espressione corrucciata, con il suo accento di Brooklyn che ben si adatta a quello più “strascicato” del New Jersey. Allen White raggiunge un grado di credibilità non indifferente nelle movenze, nella mimica facciale e nella voce, portando sul grande schermo l’icona rock tanto amata dal pubblico: è intenso, profondamente credibile, commovente nella sua fragilità.

Springsteen Liberami dal nulla
Photo courtesy of 20th Century Studios. © 2025 20th Century Studios. All Rights Reserved.

Al suo fianco, un magnifico Jeremy Strong (Succession) – che meriterebbe l’Oscar come attore non protagonista – per la delicatezza e la grazia che dimostra nell’interpretare Landau: un ruolo defilato ma fondamentale, rumoroso a volte, ma necessario, soprattutto per l’epilogo di questa oscura parentesi di una delle voci più belle al mondo.

Voto 8 – Giorgia Di Stefano

Summary

Liberami dal nulla è un film sul malessere interiore, sull’incapacità di vivere il momento senza guardare indietro o aver paura del domani. È la storia di un mito, che qui è più comune che mai: il ritratto umano di una persona fragile, che in un particolare momento della sua vita, ha sentito urgente, l’esigenza di allontanarsi da tutto e tutti, rifugiandosi in un luogo sperduto, isolato, senza caos, senza rumore, senza il rimbombo mediatico, l’eco del successo che sta per travolgerlo.

Voto:

8/10
8/10
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