Non mi aspettavo un biopic fedele — con Ryan Murphy non succede mai — ma nemmeno una tale confusione narrativa. Monster – La storia di Ed Gein parte da una vicenda già di per sé disturbante e terrificante, eppure sceglie di aggiungere troppa carne al fuoco: allucinazioni, simbolismi, citazioni, sottotesti su religione, sessualità, violenza, nazismo.
Passa per Alfred Hitchcock, sfiora Non aprite quella porta, arriva fino a Ted Bundy… tutto mischiato in un calderone estetico che finisce per perdere di vista il punto.
Il risultato è una serie che inventa (quasi) tutto della storia di Gein e, paradossalmente, non dice nulla di nuovo.
Sembra voler spiegare l’origine del male, da dove nasca, come si formi e si nutra nel tempo, ma si perde nel tentativo: apre troppe parentesi, esaspera la violenza — spesso gratuita — quando basterebbe suggerirla.
Il vero orrore della storia di Gein non sta nel sangue, ma nella mente. Nel silenzio. Nella banalità del male. Nella follia lucida di uno degli assassini più efferati della storia americana.
Ryan Murphy e Ian Brennan, ormai intrappolati nei loro stessi feticci, firmano un altro prodotto visivamente impeccabile ma narrativamente vuoto, a tratti (almeno per me) fastidioso.
Uno stile che si ripete, ossessivo nel riproporre dettagli superflui, disturbante senza reale necessità.
Dahmer non era un capolavoro, I fratelli Menendez ancora meno: e Ed Gein purtroppo conferma una deriva estetizzante e confusa, quasi autoreferenziale.
Eppure, dentro questo caos, c’è una stella che brilla: Charlie Hunnam è straordinario.
È lui la vera ragione per cui vale la pena arrivare fino in fondo. Una prova intensa, dolorosa, fisica, che esplode nel monologo finale della settima puntata — dieci minuti di pura grazia, di dolore trattenuto, di follia lucida.
Hunnam, cresciuto moltissimo da Sons of Anarchy a Papillon fino a Shantaram, regala un’interpretazione da dieci e lode.
La sua bellezza, volutamente oscurata, contrasta con la cattiveria e la deformità morale del personaggio, creando un cortocircuito potentissimo. La voce, le espressioni, i gesti: una performance di altissimo livello.
Peccato che la serie non sia all’altezza della sua interpretazione. Monster – La storia di Ed Gein poteva essere un viaggio psicologico nell’abisso della mente umana; invece sceglie di essere un esercizio di stile, freddo e sovraccarico.


Monster – La storia di Ed Gein
Monster – La storia di Ed Gein: poteva essere un viaggio psicologico nell’abisso della mente umana; invece sceglie di essere un esercizio di stile, freddo e sovraccarico.
Voto:
6/10