Prima arriva l’amore, poi la vita. La sinossi ufficiale della seconda stagione di Nobody Wants This parte da qui. E la vita è arrivata per la coppia Noah/Adam Brody e Joanne/Kristen Bell. Ora sono tornati e sono determinati a unire le loro vite e far avvicinare i loro cari. Ma le differenze esistono ancora e non possono essere ignorate. La sfida ora non è solo quella di innamorarsi contro tutte le previsioni, ma di restare insieme indipendentemente da esse. I nuovi 10 episodi su Netflix hanno visto Erin Foster ancora come autrice della serie ma con Jenni Konner e Bruce Eric Kaplan, tra le guest star di stagione ci sono Leighton Meester e Seth Rogen.


Nobody Wants This 2, la recensione: l’hype sgonfiato
La prima stagione della rom com con la magnetica coppia Bell – Brody mi (anzi, ci) aveva convinta, divertendomi e facendomi trascorrere qualche ora in leggerezza, tra sorrisi a trentadue denti e occhioni a cuore. L’hype per la seconda stagione, viene da sé, era altissimo: non vedevo l’ora di scoprire il destino di una delle coppie – nella finzione – più adorabili del piccolo schermo, e invece, anche in questo caso, le aspettative sulla fortunata serie Netflix, sono state tradite. Dico “anche in questo caso”, perché non è la prima volta che, cavalcando il successo virale di una serie, la piattaforma ci restituisca poi un nuovo capitolo non all’altezza del precedente (non inizio l’elenco, sennò facciamo notte).
E così, i dieci episodi della seconda stagione Nobody Want This, anziché centellinarli come accaduto con quelli della prima, li ho consumati velocemente, a tratti annoiata, a tratti con la speranza che succedesse qualcosa che desse un senso a ciò che stavo guardando e ai minuti che stavo sprecando.
La nuova stagione ha perso completamente la freschezza e il brio della precedente, incartandosi in uno stile alla lunga banale, in dinamiche già viste e consumate dalla cultura pop fino alla sfinimento, ma soprattutto appiattendo completamente i personaggi, a partire dai due protagonisti.
Il declino di Joanne e Noah
Non la toccherò piano, chi mi legge sa che difficilmente lo faccio: a metà stagione avrei voluto letteralmente prendere a sberle la Joanne di Kristen Bell, un personaggio diventato a dir poco insopportabile. Viziata, egoista, invidiosa oltre misura: lo stereotipo noioso e poco veritiero, della millennial in cerca del grande amore. Una bambinetta volubile e antipatica, che batte i piedi ogni volta che qualcosa non va come vorrebbe, che vuole stare sempre al centro dell’attenzione, senza badare ai sentimenti altrui.
A partire da quelli di Noah, diventato dal rabbino affascinante e paziente quale era, un ragazzetto insicuro e senza carattere, alla mercé della fidanzata. Smielato, soffocante, bigotto: Noah ha perso tutta la spontaneità che la sceneggiatura ci aveva regalato all’inizio della storia, chiudendosi in un ruolo poco credibile e di una banalità sconcertante, soprattutto nei brevi monologhi che interpreta sul finire di alcuni episodi, in cui si dilunga in sermoni pieni di cliché e frasi retoriche.
Anche i personaggi secondari, da Morgan a Sasha, sorella e fratello della coppia centrale, hanno perso mordente, prigionieri dello stereotipo in cui sono stati incasellati i loro ruoli, incapaci di esprimere ciò che invece avrebbero da dire, probabilmente più dei protagonisti. Per il resto, dieci episodi da mezz’ora in cui succede poco o nulla, in cui assistiamo a crisi e riappacificazioni della coppia, a siparietti smielati e poco in linea con la prima stagione, più introspettiva e dallo stile spiccatamente indie che tanto ci era piaciuto.
Menzione speciale per Esther, la moglie di Sasha, l’unica con un carattere tridimensionale e non piatto, l’unica con qualcosa da raccontare. Sul resto, meglio passare ad altro, magari a una serie in cui non provino a farci credere che per mantenersi e vivere a Los Angeles, sia sufficiente registrare un podcast settimanale, e anzi, interromperlo all’improvviso per un ridicolo litigio tra sorelle.
Giorgia Di Stefano, voto 5


Senza coraggio
Nobody Wants This rappresenta in modo plastico come non andrebbe fatta una seconda stagione. Non starò qui a offrire un’opinione contraria. La serie tv sembra soffrire degli stessi problemi di una coppia: dopo la fase di corteggiamento iniziale la monotonia finisce per prendere il sopravvento. E come una coppia che si innamora soltanto per una caratteristica in comune, una serie tv costruita solo su un particolare portandolo allo sfinimento rischia di esser ripetitiva.
La favoletta romantica per millennial, seguendo l’onda delle fanbase e delle richieste social, è totalmente avulsa dalla realtà da vivere in un universo parallelo in cui tutto è possibile e solo loro sono il centro del mondo. Questa assenza di realismo propone al pubblico globale quegli stereotipi sull’amore e sugli Stati Uniti che hanno contribuito a costruire l’immaginario da sogno di quel paese.
Non è un caso se Esther risulti il personaggio più vero, maturo e che si evolve oltre le figurine che la circondano. Un peccato e un grande spreco, per una serie che non può vivere solo del “ah quanti ricordi con Veronica Mars e The OC” dei millennial eternamente adolescenti su Instagram.
Riccardo Cristilli voto 5
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Riccardo Cristilli - 5/10
5/10
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Giorgia Di Stefano - 5/10
5/10
Summary
La nuova stagione ha perso completamente la freschezza e il brio della precedente, incartandosi in uno stile alla lunga banale, in dinamiche già viste e consumate dalla cultura pop fino alla sfinimento, ma soprattutto appiattendo completamente i personaggi, a partire dai due protagonisti. Una serie che non può vivere solo del “ah quanti ricordi con Veronica Mars e The OC” dei millennial eternamente adolescenti su Instagram.
Voto:
5/10