Dituttounpop > Cinema > Recensioni Film > Pain Hustlers – Il business del dolore, il crime drama che non fa né caldo né freddo – La recensione

Pain Hustlers – Il business del dolore, il crime drama che non fa né caldo né freddo – La recensione

Ci sono film che, malgrado il cast e il budget, mancano di qualcosa. Sulla carta potrebbero anche essere buoni, ma poi li vedi e non ti rimane nulla. Pain Hustlers, crime drama diretto da David Yates (il timoniere di tutto il carrozzone di Animali Fantastici e anche degli ultimi 4 film di Harry Potter) è uno di questi, purtroppo. La sceneggiatura è di Wells Tower ed è basata su un libro del 2022 con lo stesso titolo scritto da Evan Hughes. È prodotto da Grey Matter Productions e Wychwood, è stato presentato al Toronto Film Festival ed è disponibile su Netflix a partire dal 27 ottobre. Anche solo grazie ai suoi interpreti, potrebbe conquistarsi un posto nella top ten di Netflix. Immeritato.

Pain Hustlers, la trama

Liza Drake è una donna disperata ma anche abile e dalle mille risorse. Non riesce a tenersi un lavoro, vive nel garage della sorella e deve provvedere alla figlia, Phoebe, che è malata ma è anche molto sveglia, con una propensione per il mettersi nei guai. Un giorno, incontra sul suo cammino Pete Brenner, dipendente di una società farmaceutica quasi in rovina che sta cercando disperatamente di spingere il suo prodotto, che però nessuno vuole comprare. Liza vede in questa azienda la sua salvezza, e sfoggia le sue arti da venditrice. Ce la farà, ma verrà ripagata con spietatezza e avidità, e dovrà decidere se vale la pena continuare oppure no.

Pain Hustlers, la recensione

Io non so come faccia un film sulla crisi degli oppiodi, sull’avidità della natura umana, sui soldi e sulle case farmaceutiche e più di tutto sull’ingiustizia a risultare così tanto senz’anima. Eppure Pain Hustlers riesce in questo difficile compito. I personaggi sono troppo poco approfonditi, la superficie troppo levigata, distante. Non fa arrabbiare quanto dovrebbe, non prende come potrebbe sulla carta.

Anche di Liza Drake, che dovrebbe essere il compasso morale del film, colei che si fa prendere dalla smania di ricchezza dopo una vita di stenti ma poi ha i rimorsi, rimane un personaggio freddo, di cui intuiamo soltanto il lavorio interiore. Gli accenti buffi e le eccentricità non bastano a tappare i buchi, le lucine e i montaggi musicali neanche. A questo film manca qualcosa, e si sente.

Il cast

Emily Blunt è Liza Drake, protagonista assoluta di Pain Hustlers. Chris Evans è Pete Brenner, il collega affascinante che la trascina nell’avventura nel settore farmaceutico, con esiti disastrosi. Catherine O’Hara è Jackie Drake, la madre di Liza. Nel film anche Andy García (Jack Neel), Jay Duplass (Brent Larkin), Brian d’Arcy James (Dr. Nathan Lydell) e
Chloe Coleman (Phoebe Drake, la figlia di Liza).

Pain Hustlers, il crime drama che non fa né caldo né freddo - La recensione

La recensione

Io non so come faccia un film sulla crisi degli oppiodi, sull’avidità della natura umana, sui soldi e sulle case farmaceutiche e più di tutto sull’ingiustizia a risultare così tanto senz’anima. Eppure Pain Hustlers riesce in questo difficile compito. I personaggi sono troppo poco approfonditi, la superficie troppo levigata, distante. Non fa arrabbiare quanto dovrebbe, non prende come potrebbe sulla carta.

Voto:

5/10
5/10