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Paradise, su Netflix la distopia sci-fi tedesca è raccontata male – La recensione

Le distopie, per essere efficaci, devono essere spaventosamente vicine. Altrimenti non fa abbastanza effetto. Paradise riesce in questo intento, regalandoci più di un paio di cosine su cui riflettere. Il film, un thriller high tech di produzione tedesca, è disponibile in streaming su Netflix dal 27 luglio, è diretto da Boris Kunz e scritto da Kunz con Simon Amberger e Peter Kocyla. É prodotto da NEUESUPER, ed è già finito nella Top Ten di Netflix. Mica male!

Paradise, la trama

Cedere la propria esistenza in cambio di denaro: in un futuro non troppo lontano, un metodo per trasferire anni di vita da una persona all’altra ha cambiato il mondo per sempre, trasformando la startup biotecnologica AEON in un’azienda farmaceutica multimiliardaria. Max lavora per loro, e pur impegnandosi molto per far guadagnare milioni all’azienda, ha comunque dovuto fare un grosso debito per comprare la casa che condivide con la moglie, Elena.

Un giorno, proprio questa casa va a fuoco, mettendoli nei guai. Secondo delle clausole del loro contratto di assicurazione, l’unico modo che hanno di ripagare i danni è vendere gli anni della moglie. Questo sistema rivelerà presto le sue profonde ingiustizie a Max, prima accecato dalla dedizione al lavoro, e porterà i due a fare cose che non avrebbero mai pensato di poter fare. Tutto, per avere un po’ di tempo insieme.

Paradise, la recensione

Ineguaglianza sociale spinta, danni fatti dal progresso tecnologico e dalla privatizzazione progressiva della sanità, grosse scoperte scientifiche in mano a milionari eccentrici che pensano solo a loro stessi ma si nascondono dietro la volontà di fare il bene dell’umanità ignorando le esigenze reali delle classi meno agiate. In Paradise questi temi e molti altri, non ultimo l’intimo egoismo della disperazione, vengono affrontati in maniera tutto sommato efficace.

L’unica pecca, ma in un film che vuole costruire la tensione non è cosa da poco, è che la trama è in larga parte prevedibile. Fastidiosa a tratti la parabola dei personaggi, il finale affrettato. Da portare a casa alcuni spunti, le implicazioni di questo universo distopico, per pensarci un po’ su. Preferibilmente, senza farsi schiacciare dall’angoscia che inevitabilmente potrebbe provocare. Per il resto, la sceneggiatura è un filo ingenua. Medio.

Il cast

Kostja Ullman è Max, dipendente fedele riscopertosi ribelle per salvare la moglie. Corinna Kirchhoff è Elena da vecchia, dopo essere stata costretta a vendere 40 anni della sua vita per ripagare il debito. Marlene Tanczik la interpreta da giovane. Nel cast anche Iris Berben.

Paradise

La recensione

L’unica pecca, ma in un film che vuole costruire la tensione non è cosa da poco, è che la trama è in larga parte prevedibile. Fastidiosa a tratti la parabola dei personaggi, il finale affrettato. Da portare a casa alcuni spunti, le implicazioni di questo universo distopico, per pensarci un po’ su. Preferibilmente, senza farsi schiacciare dall’angoscia che inevitabilmente potrebbe provocare. Per il resto, la sceneggiatura è un filo ingenua. Medio.

Voto:

5/10
5/10