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Pinocchio: un universo oscuro e caotico negli occhi di del Toro – La Recensione del film su Netflix

Pinocchio

Pinocchio ha ricevuto il trattamento Guillermo del Toro…e Netflix. Dopo un francamente orribile tentativo di live action da parte di Disney, fedelissimo al cartone animato originario, arriva il regista di The Shape of Water a rimescolare le carte in tavola, trasformando la storia, che doveva essere un moraleggiante monito per bambini cattivi, in una riflessione sulla vita e sull’eternità. Diretto da Guillermo del Toro e Mark Gustafson, Pinocchio è uscito al cinema per un periodo limitato ed è su Netflix dal 9 dicembre 2022.

Del Toro si è occupato anche della sceneggiatura (con Patrick McHale) e dei testi delle canzoni (con Roeban Katz e Patrick McHale). Il cast di voci è superlativo, la produzione di Netflix Animation, Jim Henson Productions, Pathé, ShadowMachine, Double Dare You Productions, Necropia Entertainment. Siamo sicuri che si guadagnerà senza troppi sforzi un posto nella Top Ten di Netflix.

Una storia risaputa… o quasi, la trama di Pinocchio

La trama di Pinocchio, il burattino più famoso del mondo la sappiamo tutti. Questo film, però, parte da prima, e ci fa conoscere il vero figlio di Geppetto, il bambino Carlo, ucciso da una bomba durante la prima guerra mondiale mentre lavorava con il padre a uno spettacolare crocifisso ligneo. Il dramma di Geppetto viene mostrato sullo schermo, e lo viviamo insieme a lui.

Quando Pinocchio viene risvegliato, senza un orecchio e con delle gambe lunghissime, Geppetto non lo vuole. É un uomo azzerato dal lutto e dal dolore, e Pinocchio, a Carlo, non somiglia per niente. Piano piano i due faranno pace, ma Geppetto si accorgerà molto presto che la non-somiglianza non è solo fisica, è anche caratteriale: se Carlo era mite e amorevole, Pinocchio è vivace, curiosissimo, entusiasta e irruento nei confronti della vita, ingenuo, onestamente adorabile. Ad andare a scuola, questo Pinocchio, ci prova sul serio.

Ma la sua strada è segnata: il Conte Volpe e la scimmia Spazzatura lo porteranno al circo (mondo molto amato dal regista per le sue implicazioni folkloristiche e irrazionali, quasi dionisiache, come si vedeva chiaramente in Nightmare Alley). A complicare tutto, l’ambientazione: Del Toro sceglie di mescolare le vicende del suo personalissimo Pinocchio con quelle del fascismo in Italia, e poi aggiunge degli elementi surreali e deltoriani, potremmo dire: i viaggi nell’aldilà sono l’esempio più luminoso di questi inserti che vogliono dare profondità alla storia, traslarla, farla uscire dal suo recinto e farle spiccare il volo.

Un’operazione riuscita – Voto 8

L’operazione è, naturalmente, riuscita. I temi affrontanti sono enormi, spaventosi, ma negli occhi di un bambino di legno, improvvisamente, diventano disarmanti e commoventi. Si parla di vita e di morte, di immortalità, di eternità, di padri e di figli (la storia di Lucignolo figlio succube di un padre fascista è molto bella), di aspettative e di dover fare i conti con la realtà, di gioire nel presente, di amore e di distacco.

C’è tutto. Forse c’è troppo. In alcuni punti, infatti, sembra un po’ che il film inciampi su se stesso sotto il peso di tutto quello che porta sulle spalle. Questo toglie un briciolo all’emozione, ma non rovina assolutamente l’effetto generale di quello che è e rimane un bel film per grandi e piccini (ma più per grandi).

Il trailer

Il cast di voci originale

Ewan McGregor è un Grillo Parlante inedito, tutto velleità scrittorie. David Bradley è un Geppetto amarissimo e dolorosissimo. La voce di Carlo e di Pinocchio è di Gregory Mann. Cate Blanchett è la scimmietta succube Spazzatura, Burn Gorman è il grigio prete, Ron Perlman è il Podestà fascista, John Turturro è Mastro Ciliegia, Finn Wolfhard è un inedito Lucignolo, Tim Blake Nelson interpreta i Conigli neri che si trovano nell’aldilà, Christoph Waltz è lo spietato e fasciatissimo Conte Volpe e Tilda Swinton è lo Spirito del bosco e la Morte.