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Blonde, un viaggio onirico tra realtà e fantasia – La recensione

Blonde

Blonde il film su Netflix

Il film evento che ormai da mesi fa ribollire i social è arrivato, e non vedevamo l’ora. Blonde, diretto da Andrew Dominik, è un adattamento del romanzo di Joyce Carol Oates dedicato alla diva delle dive, alla bionda delle bionde. Stiamo parlando, naturalmente, di Marylin Monroe. É stato presentato al Festival del Cinema di Venezia ed è disponibile su Netflix dal 28 settembre 2022, alle 9 del mattino.

Il film è prodotto da Brad Pitt, Dede Gardner, Jeremy Kleiner, Tracey Landon e Scott Robertson. Della composizione e interpretazione della colonna sonora si sono occupati Nick Cave e Warren Ellis. Importante anche sottolineare il ruolo di truccatrici, costumisti e parrucchieri, nelle persone rispettivamente di Tina Roesler Kerwin, Jennifer Johnson e Jaime Leigh McIntosh. Tutto ha contribuito alla creazione di questa pellicola onirica e affascinantissima, che non avrà problemi a raggiungere la Top Ten di Netflix.

Blonde è un biopic?

Blonde non promette fedeltà, non l’hai mai fatto. Blonde è una reinterpretazione, un viaggio, un’esperienza. Il film procede per salti: ci fa conoscere l’infanzia tragica della piccola Norma Jean, poi la sua carriera quando è ancora da poco iniziata, poi i suoi uomini e la sua fine. Non è un biopic, non lo è mai voluto essere. Così come non è un biopic il romanzo da cui è tratto. É un’esplorazione estremamente libera di un sogno e di un incubo, delle fragilità di una donna, della sua lotta senza quartiere (ma destinata a fallire) contro un mondo che la voleva bella e stupida, bella e zitta, bella e bionda, bella e Marylin. Con un gioco estetico forse troppo compiaciuto ma estremamente affascinante, Blonde ci trascina nella sua caduta. Abbandonata e in balia dei suoi uomini.

Si avvicendano in rapida successione scene a colori, scene in bianco e nero, scene al cinema e sul set, scene a letto. Più che una storia è una mostra, una performance, una sequela di frammenti coloratissimi, una fila di palle di Natale di quelle con la neve dentro, da agitare. Sembra di guardare con un microscopio delle gemme colorate, luminose, sfaccettatissime. Questa sensazione di avvicendamento veloce, questa costruzione per piccole perle di contenuto in cui spiare come da una fessura, fa passare completamente in secondo piano il fatto che abbiamo di fronte un film da 2 ore e 37 minuti. Non pesa neanche di starlo guardando da uno schermo: la cura maniacale di tutto (i costumi! Il trucco! La riproduzione fedelissima delle foto più famose di Marylin!) la rende un’esperienza grandiosa anche senza cinema. É una storia straziante impacchettata nella carta da regalo più preziosa che ci sia.

Il tema del doppio e i punti oscuri

Il tema ricorrente di questa pellicola è la doppiezza, l’ambiguità, la confusione. Quella tra mondo reale e malattia mentale, nel caso della madre di Norma Jean. Quella tra sogni di gloria e cruda realtà nel caso di Marylin. Tra fama e disperazione. Tra cinema e vita vera. Tra fiction e verità. Quella tra avvenimenti che sono successi davvero e avvenimenti che invece no, per lo spettatore. La protagonista stessa insiste su questa doppiezza: secondo lei, infatti, Norma Jean e Marylin sono due persone diverse, due entità con profondità differenti. Lei vorrebbe essere Norma Jean, e invece è costetta a essere Marylin. Tutto è ricoperto da questa patina di dubbio, di forse, di “nì”. Questo è quello che intendo quando parlo di un film onirico, ambiguo, affascinante, confondente.

Non mancano, come avrete immaginato o forse anche letto, alcuni punti oscuri. Era davvero necessario mostrare gli abusi subiti da Marylin (o da Norma Jean, come preferite) in due diverse occasioni? E di farlo con la stessa patina di straniamento, di gioco estetico, che viene usata anche per il resto del film? Questo è un dibattito enorme e lunghissimo, ancora in corso nel mondo della cultura e dell’intrattenimento in generale. Non ci sono regole, ma ci sono forse delle attenzioni che andrebbero seguite, soprattutto se ci si sta ispirando a una donna realmente esistita. Consideratevi avvertiti. Se cercate un documentario sulla vita della star di Hollywood Marylin Monroe, Blonde non fa per voi.

Il cast

Una Ana de Armas strepitosa, meravigliosa, mai vista prima è Norma Jeane Mortenson/Marilyn Monroe. In alcuni istanti si somigliano talmente tanto che ti sembra di avere le traveggole. La piccola Norma Jean è interpretata da Lily Fisher. Nei panni di Arthur Miller c’è Adrien Brody. In quelli di Joe DiMaggio Bobby Cannavale. Xavier Samuel è Charles “Cass” Chaplin Jr., Julianne Nicholson è Gladys Pearl Baker. Caspar Phillipson è un John F. Kennedy gretto e terribile, protagonista di una delle scene peggiori della pellicola.

Se cercate un documentario sulla vita della star di Hollywood Marylin Monroe, Blonde non fa per voi. Non è un biopic, bensì un viaggio, un sogno, un'esperienza esteticamente curatissima e compiaciuta. Blonde, un viaggio onirico tra realtà e fantasia - La recensione