Dituttounpop > TV > Recensione E noi come stronzi rimanemmo a guardare: alla fine, gli stronzi, siamo proprio noi. E ce lo meritiamo

Recensione E noi come stronzi rimanemmo a guardare: alla fine, gli stronzi, siamo proprio noi. E ce lo meritiamo

Recensione E noi come stronzi rimanemmo a guardare: alla fine, gli stronzi, siamo proprio noi. E ce lo meritiamo

Su Sky Cinema Uno e disponibile on demand su NOW, verrà rilasciato il nuovo film di Pif, anche co-protagonista, dal titolo esplicito E Noi come Stronzi Rimanemmo a guardare con Fabio De Luigi e Ilenia Pastorelli. Prodotto da Wildside del gruppo Fremantle con Vision Distribution e I Diavoli, il film è stato presentato alla scorsa Festa del Cinema di Roma.

Arturo conduce una vita fino a quel momento accettabile: una relazione apparentemente stabile; è un manager di un grande gruppo e prende parte alle feste più esclusive organizzate dagli amici della fidanzata. Nell’arco di un giorno la sua vita cambia: si ritrova senza fidanzata perché un’app che testa l’affinità di coppia ha deciso (per loro) che non sono compatibili e l’algoritmo inserito da lui stesso in azienda per tagliare i costi inutili ha deciso di tagliare proprio lui. Proprio la sua figura.

Per Arturo ci sarà una nuova consapevolezza e le difficoltà che ne derivano: il cercare un nuovo lavoro a quasi 50 anni; accontentarsi, per sopravvivere, di fare il fattorino per pochi spicci e ritrovare la forza di amare dopo la fine di una relazione stabile. Questo è l’incipit di E noi come stronzi rimanemmo a guardare, il racconto di una società asettica e impersonale, dominata “dall’algoritmo” come nuove coscienza; schiavi del suo sistema e della sua logica astrusa e menefreghista. Non si muove foglia che l’algoritmo non voglia.

Tristi spettatori del declino (non troppo distante) di una società

Pif immagina (neanche troppo) un futuro incerto non tanto prossimo e, seppur sofisticato e stilisticamente ricercato, per il suo film non abbandona la sua matrice di denuncia e giornalistica che l’ha sempre accompagnato in questi anni. E noi come stronzi rimanemmo a guardare racconta di una società autrice e spettatrice del proprio inesorabile destino, conscia della trasformazione – in negativo – ma troppo pigra per impedirlo. Gli stronzi, infatti, siamo proprio noi che tra social, accettazione cookie, permettiamo ai colossi tech di invadere silenziosamente le nostre vite.

Con il nostro modo di fare, infatti, abbiamo permesso e autorizzato il controllo della nostra privacy e influenzando le scelte delle nostre vite. Le stesse vite artificiali e d’apparenza; interconnesse e “facilitate” da un algoritmo o da una piattaforma appartenente, di fatto, alla stessa persona.

Pif, un personaggio poco incisivo ma furbo (e bravo) regista

Arturo è interpretato da un sempreverde Fabio De Luigi che, con la sua comicità e il suo modo tagliente, porta in scena un personaggio quasi fantozziano. Il suo è un arco narrativo dominato da sventure ma che fa da ponte allo sviluppo della storia di questo film. L’accettazione, il racconto degli eventi e il plot twist finale. Lo stesso Arturo che decide di farsi fare compagnia da un ologramma, che tanto ologramma non è. Ilenia Pastorelli infatti, interpreta la figura discreta che prende per mano il protagonista e lo traghetta nell’accettazione di questa nuova realtà. Una bellezza acqua e sapone che ben si sposa con la figura di De Luigi.

Nota speciale per il regista e attore Pif: quello interpretato da Diliberto non è sicuramente un personaggio incisivo. Non aggiunge o toglie niente alla storia se non illustrare la triste condizione di un professore universitario solo; precario e costretto a cercare coinquilini a 40 anni. E da lui si potrà sentire quali saranno i tristi lavori del futuro: l’hater web per arrotondare; il supporter per arrotondare l’arrotondamento. Vincere un’asta dove sarà il malcapitato a dover pagare per lavorare.

Pif si rivela un furbo regista, però. La sua è una regia pulita, senza fronzoli e con un occhio molto attento alle geometrie. Una regia lontana da quella che il cinema nostrano propone solitamente. Così come la fotografia fredda, desaturata. Affascinante. Un prodotto ben realizzato e confezionato, che propone innumerevoli spunti riflessivi allo spettatore. E allora la domanda viene spontanea: siamo pronti ad accettare questo compromesso per un futuro, ormai prossimo, così tecnologico?

E noi come stronzi rimanemmo a guardare racconta di una società autrice e spettatrice del proprio inesorabile destino, conscia della trasformazione - in negativo - ma troppo pigra per impedirlo.Recensione E noi come stronzi rimanemmo a guardare: alla fine, gli stronzi, siamo proprio noi. E ce lo meritiamo