Dituttounpop > Cinema > Rumore Bianco, la redenzione di Baumbach passa per il postmoderno – La Recensione

Rumore Bianco, la redenzione di Baumbach passa per il postmoderno – La Recensione

Rumore Bianco

Rumore Bianco, titolo originale White Noise, è una commedia assurda e grottesca tratta dal romanzo omonimo di Don DeLillo del 1984. Diretto e sceneggiato da Noah Baumbach, è il suo primo film a non essere una storia originale. Ha avuto la sua premiere mondiale al Festival del Cinema di Venezia il 31 agosto 2022, è stato rilasciato in cinema selezionati a partire dal 25 novembre ed è arrivato su Netflix il 30 dicembre 2022. É prodotto da A24, Heyday Films e NBGG Pictures.

Se avete problemi a individuarne il tono (e sarebbe comprensibile) vi diamo una suggestione: I morti non muoiono, di Jim Jarmusch. In comune, questi due film hanno l’atteggiamento beffardo, la presenza di Adam Driver, la critica alla società americana nelle sue fisse e nevrosi. Il romanzo da cui Rumore Bianco è tratto è considerato un pilastro della letteratura postmoderna statunitense, e l’opera che segnò il successo di DeLillo. Non è un film facile, ma il supercast e il grosso rimando letterario potrebbero comunque portarlo a guadagnarsi una posizione nella Top Ten di Netflix.

Rumore Bianco, una storia contemporanea – La trama

1984. Nel picco del benessere statunitense, quello esagerato e cotonato. Jack Gladney è un professore universitario, una vera autorità nel suo campo: gli studi su Hitler. La sua quarta moglie, Babette (anch’essa al quarto matrimonio) è un’insegnante di ginnastica, una madre e una casalinga. Insieme, hanno composto una grande famiglia, formata dal loro bambino Wilder, dai figli di Jack Heinrich e Steffie, e dalla figlia di Babette, Denise. Caotici e chiacchieroni, parlano sempre, discutono, dibattono. Babette è ansiosa, e assume un farmaco misterioso che le fa perdere la memoria. Jack è pacioso, e tende a minimizzare i problemi, preferendo non affrontarli.

Un giorno, vicino alla loro cittadina, un incidente ferroviario diffonde nell’aria una nube tossica di un composto chimico letale. La famiglia è costretta a evacuare e a passare un periodo lungo 10 giorni in accampamento, in quarantena. Durante questo periodo Jack riceve una pistola da un collega insegnante, scopre di essere stato esposto alla nube, e Babette è sempre più ansiosa. Anche quando si riesce a tornare alla normalità, questo avvenimento ha lasciato dei segni nella psiche di Jack e Babette. Jack decide di affrontare finalmente il mistero del farmaco misterioso. Dopo una conversazione con Babette, si recherà in un motel per uccidere l’uomo da cui la moglie si procurava il farmaco.

Un film senza trama, un romanzo inadattabile: la sfida di Rumore Bianco – La recensione

Il grande merito di questo film (e di Baumbach) è quello di aver adattato un romanzo che, per varietà di toni e temi affrontati e per il modo in cui avanza la vicenda, era considerato inadattabile. Se ci pensiamo, la trama di Rumore Bianco procede in maniera anti-intuitiva. Quello che doveva essere l’evento principale del film, la nube tossica, passa in un soffio. Serve solo a catalizzare le nevrosi già presenti nei personaggi, le loro idiosincrasie, la loro folle paura di morire, la loro ipocrisia innocua ma costante. Non solo: la nube tossica conferma e solidifica i luoghi rassicuranti del capitalismo, i supermercati come templi del semplice e del facile, piazze commerciali di chiacchiere e balletti, di loghi e di confezioni, il tavolo di casa, la famiglia come amplificatore di errori e informazioni errate, il tavolo della mensa dove adulti competenti discettano del nulla, per sempre, alla nausea, esagerati, distaccati dalla realtà, da quelli che Jack chiama “i poveri”.

Questi sono i temi principali di un film a sua volta estremamente postmoderno, che analizza sarcasticamente la contemporaneità e il capitalismo. Rumore Bianco vince la sfida: quella di adattare l’inadattabile, di rappresentare il flusso, la varietà, lo sdoppiamento, la confusione tra i piani. Quasi meta filmico nel suo confondere e sbagliare, con noncuranza. Dopo Marriage Story, questo film alleggerisce Noah Baumbach, che tende a sbrodolarsi addosso. Lo costringe a guardarsi da fuori, a prendere le distanze con occhio critico. Sarebbe stato bello da vedere al cinema, ma va bene anche così. Dopotutto, fa parte della contemporaneità anche Netflix: il suo misto indefinito di cose gettate in un unico calderone in cui lo spettatore deve infilare il braccio, pescare quello che può e che vuole. Ultima nota di merito: la recitazione, che è di un livello altissimo, e l’estetica, a metà tra Wes Anderson e l’apocalisse. Rumore Bianco non è un film per tutti. Vale la pena provarci. Voto 8

Il trailer

Il cast

Un ottimo Adam Driver è il professore universitario Jack Gladney, evitante e di buon carattere. Greta Gerwig è sua moglie, Babette Gladney, nevrotica e cotonata, ma anche lei in buona fede. Sua figlia Denise, che per prima nota la sua abitudine ad assumere pillole misteriose è interpretata da Raffey Cassidy. Nei panni di André Benjamin c’è Elliot Lasher, in quelli di Winnie Richards Jodie Turner-Smith. Don Cheadle è il professor Murray Siskind. Nel cast anche Sam Nivola (Heinrich) e May Nivola (Steffie).