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Run Away – Fuga, il tradizionale Harlan Coben di Netflix fa iniziare bene l’anno

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L’adattamento di Harlan Coben rilasciato su Netflix il 1° giorno dell’anno è ormai una tradizione e anche il 2026 non si smentisce con l’arrivo di Run Away, in italiano semplicemente Fuga. Come sempre l’ambientazione si sposta dagli Stati Uniti, in questo caso New York, del romanzo all’Inghilterra nella serie e le diverse inflessioni dell’inglesi dei vari personaggi sono una delle caratteristiche di questi adattamenti dei romanzi di Harlan Coben.

La miniserie in 8 puntate è ricca di colpi di scena ma potete stare tranquilli nelle prossime righe non ci saranno spoiler, la recensione di Fuga – Run Away sarà totalmente spoiler free e con l’unico obiettivo di spiegarvi perché è il binge watching ideale con cui iniziare l’anno.Run Away - Fuga

Run Away – Fuga: la trama

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Netflix e Harlan Coben hanno richiamato Danny Brocklehurst, già sceneggiatore della riuscita miniserie Fool me Once – Un Inganno di troppo adattamento con cui è iniziato il 2024, dopo il deludente Missing You dello scorso anno. Si torna così al formato da 8 puntate con una storia che parte con una ragazza scomparsa e intreccia almeno altre 4-5 storylines che come da tradizione di Coben, si riuniranno soltanto nelle ultime puntate.

Questa è la sinossi riportata da Netflix così siamo sicuri che non ci siano spoiler: Simon aveva una vita perfetta: l’amore della moglie e dei figli, un ottimo lavoro, una casa splendida. Ma tutto crolla quando la figlia maggiore Paige scappa di casa. Dopo averla trovata sotto l’effetto di droghe e vulnerabile in un parco cittadino, ha finalmente l’occasione di riportare a casa la sua bambina. Ma lei non è sola e una discussione degenera in una violenza scioccante. Dopo l’incidente Simon perde di nuovo la figlia e mentre tenta di rintracciarla finisce in un pericoloso mondo sotterraneo, svelando oscuri segreti che potrebbero distruggere per sempre la sua famiglia.

Run Away - Fuga

Il cast

James Nesbitt è Simon Greene, padre preoccupato, marito devoto, un uomo tenace che insegue la verità nonostante tutto quello che succede dovrebbe suggerirgli di fermarsi. Sua moglie è interpretata da Minnie Driever mentre Adrian Greensmith è il figlio Sam, Ellie Henry la figlia Anya ed Ellie De Lange la figlia scomparsa Paige. Alfred Encoch interpreta l’ispettore Fagbenle, Lucian Msamati è l’enigmatico Cornelius.

Run Away – Fuga, il commento senza spoiler

Run Away – Fuga segue lo stile tipico delle miniserie di Harlan Coben. Parte con un personaggio cui succede qualcosa di inaspettato che rompe la sua routine. Quando inizia a indagare su quello che gli sta avvenendo nella vita, apre un baule pieno di segreti che coinvolgono le persone che gli stanno accanto. La storia così esplode mentre in parallelo vengono introdotti altri personaggi che apparentemente sembrano compiere azioni che non hanno nulla a che fare con la storia principale, ma gli spettatori già sanno che un qualche significato ce l’hanno e che prima o poi incroceranno il protagonista.

Run Away – Fuga funziona perché privilegia il ritmo al melodramma. Le otto puntate sono un vorticoso succedersi di eventi, talvolta così improbabile che ti verrebbe voglia di gridare contro lo schermo ma nel frattempo è già successo altro di assurdo o inaspettato. Non fai in tempo ad accorgerti di un buco nella trama che è già superato e così la corsa frenetica porta fino al gran finale cui tutto si risolve e la vita del protagonista riprende (forse) com’era prima.

Per questo Run Away – Fuga è l’intrattenimento ideale per capodanno, soprattutto perché ha continui rimandi a cose successe, perfette per il pubblico distratto, reduce dai bagordi del veglione. I continui spiegoni, l’immettere scene già capitate a corredo di dialoghi per dare punti di riferimento al pubblico, sono tutti strumenti che arrivano dalla vecchia serialità generalista, che servivano per far ricordare elementi della trama orizzontale nei procedurali di una volta da 20-24 puntate. Oggi vengono usate dalle serie anche brevi, anche pensate per il binge watching per riprendere l’attenzione di un pubblico che ormai guarda i prodotti col telefono in mano scrollando sui social.

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