Riparte sabato 20 settembre in prima serata su Rai 3, Sapiens – Un solo pianeta, il programma che racconta il rapporto tra l’uomo e la natura, condotto da Mario Tozzi. Arrivato all’ottava stagione, è un punto ferma del palinsesto di Rai 3. In apertura di puntata, nello spazio dedicato ai “Dialoghi di Sapiens”, lo scienziato Mario Tozzi converserà con l’umanista Pietrangelo Buttafuoco sui temi della serata.
Sapiens, il tema di sabato 20 settembre: la Foresta Madre
Perché i sapiens si accaniscono a deforestare sistematicamente il principale polmone verde del pianeta? Come fanno gli indios amazzonici a vivere in armonia con le risorse e da cosa sono minacciati? Le foreste assolvono ancora il loro compito di assorbire CO2 o si è andati oltre il punto di non ritorno? I sapiens nascono come figli della foresta, perché oggi disconoscono la loro madre? Perché l’Amazzonia è insostituibile e in cosa consiste la sua vera ricchezza?
Queste sono le domande di Sapiens del 20 settembre. L’Amazzonia è il cuore selvaggio del pianeta Terra. Ma i suoi battiti stanno rallentando e il suo stato di salute peggiora. La prima causa è la frammentazione: la foresta pluviale ha bisogno di restare intatta per continuare a svolgere i suoi ruoli, non deve essere intaccata, non deve essere toccata. Non può e non deve finire nei parquet o nei mobili, trasformata in soja o in carne, perforata per cercare combustibili fossili e stuprata per minerali e terre rare. Invece si sta perdendo a un ritmo forsennato di cui non ci si rende conto per via delle enormi dimensioni.
L’Amazzonia è sterminata, però non infinita e la sua resilienza ha un limite, limite che si sta oltrepassando. Ogni anno si perde, nel solo Brasile, un territorio di foresta pluviale amazzonica di circa 5000-10.000 kmq che contribuisce alla perdita mondiale di foreste tropicali equivalente a un territorio grande come il Belgio o la Grecia. L’Amazzonia è vicina al suo tipping-point, punto di non ritorno, e i sapiens restano a guardare come se non ciò non li riguardasse. Questa foresta rappresenta un manifesto contro il modello di sviluppo capitalista, fa capire che le risorse sono imponenti, ma non infinite e che ci deve adattare a essa, non piegarla per scopi privi di senso ecologico e, alla fine, lucrosi per qualcuno, ma dannosi per tutti gli altri.

Il passato
Gli atavici abitanti umani della foresta sono gli unici ancora in grado di vivere in simbiosi con il resto dei viventi, gli unici in grado di preservare risorse ed ecosistemi, perché sanno di poter contare solo su quelli. Non posseggono praticamente nulla, se si considerano gli standard “occidentali”: non accumulano, non commerciano e praticano una limitata agricoltura di sopravvivenza, limitata a radici e tuberi, in un collettivismo dell’economia che si regge da migliaia di anni. Hanno resistito a tutto: l’invasione coloniale, il capitalismo commerciale della gomma, quello industriale delle miniere e del petrolio, il genocidio continuamente tentato, gli assassinii, le deportazioni e ogni tipo di vessazione. Ma sono ancora qui, resistenti come pochi, autentici custodi di un patrimonio che è di tutti, ma che solo loro sembrano capire.