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Recensione Sex Education, la terza stagione da oggi su Netflix

Recensione Sex Education 3, da venerdì 17 settembre su Netflix arrivano i nuovi episodi più normali e meno incisivi rispetto al passato.

Da oggi, venerdì 17 settembre 2021, è disponibile su Netflix la terza stagione di Sex Education, una stagione che ha dovuto superare i nuovi ostacoli causati dalla pandemia, che hanno causato ritardi nella produzione e quindi anche nel suo rilascio (21 mesi dopo la seconda stagione).

La terza stagione di Sex Education dal 17 settembre riporterà tutti i protagonisti che abbiamo imparato ad amare nel corso delle precedenti stagioni, per affrontare con i più giovani tematiche legate al sesso con un approccio maturo seppur leggero. Una formula vincente per una tra le serie tv più intelligenti della piattaforma di streaming, scritta e creata da Laurie Nunn.

Sex Education 3, la trama

Nei nuovi episodi ritroviamo Otis che fa sesso occasionale, Eric e Adam hanno ufficializzato la loro relazione mentre Jean sta per avere un bambino. Nel frattempo, la nuova preside Hope (interpretata da Jemima Kirke) cerca di ripristinare gli standard di eccellenza della Moordale, Aimee scopre il femminismo, Jackson si prende una cotta, mentre un messaggio vocale perduto incombe ancora, quel messaggio in cui Otis confessa a Maeve il suo amore ma che è stato cancellato.

E poi le novità come Jason Isaacs nel ruolo di Peter Groff, il fratello maggiore, di maggior successo e decisamente poco modesto del padre di Adam; l’artista Dua Saleh, al debutto attoriale nel ruolo di Cal, un nuovo studente non binario della Moordale; e Indra Ové nel ruolo di Anna, la madre adottiva di Elsie, la sorellina di Maeve.

Recensione Sex Education 3 – I nostri commenti

Nuova stagione, nuovi episodi, nuovi amori, nuovi problemi. Sex Education ha definitivamente completato il suo processo di normalizzazione iniziato con la seconda stagione. La serie resta comunque uno dei prodotti più distintivi di Netflix, quelli che sanno distinguersi per alcune caratteristiche come, l’ironia, la leggerezza senza mai sfociare nella banalità eccessiva. La serie ha completato quel processo di adattamento alle necessità dell’algoritmo (e qui entra in gioco la normalizzazione), ma senza mai abbandonare la sua identità che ha permesso alla serie di distinguersi dall’enorme quantità di contenuti prodotti nello stesso genere. Ed è un pregio che sicuramente va riconosciuto.

Nel complesso la stagione risulta meno geniale rispetto alle precedenti, sono sempre presenti le tematiche, anche se quest’anno si abbandona completamente quell’approccio irriverente, ironico e unico che aveva la serie quando affrontava certi temi, approccio che gli permetteva di veicolare, con efficacia, certi messaggi. Probabilmente il personaggio che ha perso più appeal è quello di Jean, interpretata da Gillian Anderson, quest’anno un po’ relegata al semplice ruolo di consulente, con delle storyline dedicate che le hanno fatto perdere quel ruolo di avanguardista e di generatore di situazioni comiche che davano un grosso valore aggiunto alla serie. Jean era il motore della serie, era quel personaggio che forniva tutti gli spunti che permettevano alla storia di essere più incisiva, più divertente e più efficace, un grande spreco per una grande attrice come la Anderson. Voto 7- / Davide Allegra.

Sex Education è tra le produzioni migliori presenti sulla piattaforma, anche questa britannica come The Crown (e dubito sia un caso) capolavoro assoluto di Netflix. Un teen dramedy fresco e intelligente e per questo adatto a tutti, come i giochi in scatola, magari evitando i più piccoli, per evitare che possano ingerire le parti più piccole. La sua forza risiede nella capacità di affrontare temi importanti infilandoli nelle pieghe di disagi più facili da superare ma non per questo meno fondamentali per chi le vive, senza mai diventare in modo asfissiante il centro del racconto. Arrivata al terzo anno, però, invece di maturare insieme ai suoi protagonisti, profondamente cambiati rispetto al primo anno, Sex Education sceglie la strada più semplice, inserendo un elemento esterno capace di scatenare dinamiche già viste e che pur dovendo essere centrale finisce per essere periferico agli occhi dei protagonisti.

L’instaurazione di un regime scolastico ferreo da parte della nuova preside, viene trattato come un elemento necessario ma non fondamentale e trascinato fin troppo a lungo per un gruppo di ragazzi pronti all’azione come quelli che abbiamo visto in passato. La serie si normalizza nella dinamica tra i ragazzi pur mantenendo la propria unicità di un racconto ambientato in un paesino lontano dalla grande città dai contorni “fiabeschi” e che basta ai ragazzi che lo popolano. Gillian Anderson con la sua Jean trova una storyline più indipendente alle dinamiche altrui rispetto al passato ma sembra quasi dimenticarsi del suo ruolo da sessuologa, anche lei normalizzandosi. Sex Education resta una serie importante, piacevole, divertente e probabilmente arrivata alla sua conclusione (a meno di stravolgerla completamente) ma forse avrebbe avuto bisogno di un pizzico di coraggio in più. Menzione d’onore per Adam/Connor Swindells capace di comunicare con la staticità del suo sguardo. Voto 7 Riccardo Cristilli

Il Cast

  • Asa Butterfield è Otis
  • Gillian Anderson è Jean la mamma di Otis
  • Emma Mackey è Maeve
  • Ncuti Gatwa è Eric
  • Connor Swindells è Adam
  • Kedar Williams-Stirling: Jackson
  • Chanei Kular: Anwar
  • Alistair Petrie: Signor Groff
  • Cerys Watkins: Natalie
  • Mimi Keene: Ruby
  • Jason Isaac: Peter Groff
  • Dua Saleh: Cal (nuovo studente non binario)
  • Indra Ovè è Anna
  • Jemina Kirke: Hope

 

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