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Sotto il sole di Amalfi la recensione: dopo Riccione manca la luminosità e il colore

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Sotto il sole di Amalfi è un film del 2022, sequel di Sotto il sole di Riccione pubblicato da Netflix e che ha segnato alla regia di Martina Pastori. Prodotto da Lucky Red il film è stato scritto da Caterina Salvadori, Enrico Vanzina e Ciro Zecca. Giovedì 22 agosto è in prima serata su Canale 5 e in streaming su Mediaset Infinity. Questo sequel cambia completamente registro. Le uniche cose che i due film hanno in comune sono infatti i protagonisti e le tematiche, legate alla sfera sentimentale.

La trama di Sotto Il sole di Amalfi

Nel film ritroviamo direttamente da Riccione Camilla, Vincenzo e Furio. Questa volta, però, le loro vacanze estive saranno passate ad Amalfi. Camilla è tornata dal Canada dopo un anno in compagnia di una sua amica, Nathalie. Furio è ancora disperato perché non ha la ragazza. Vincenzo, che ad Amalfi ci ha passato tante estati, torna in luoghi a lui familiari ma ha grandi piani per il suo futuro con Camilla. Non tutti potranno essere rispettati.

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Alle loro storie si intrecciano quelle dello stiloso e un po’ leggero Hans, amico d’infanzia di Vincenzo, e naturalmente di Irene, mamma ansiosa ai limiti della nevrosi del protagonista, che non riesce proprio a lasciare andare il passato e rischia di rovinarsi il futuro.

La Recensione di Sotto il Sole di Amalfi

Sotto il sole di Riccione, pur essendo un film che potremmo definire facile, aveva il grande merito di essere godibile. Versione millennial/gen Z di quello che furono i cinepanettoni, seguiva le storie dei tanti protagonisti nella loro estate sentimentale, e non si prendeva mai troppo sul serio. Era un film sullo scontro generazionale, sull’amicizia, sull’attrazione, sui giovani, sugli amori leggeri, sulla fatuità degli amori giovanili, sui buoni sentimenti. Nonostante l’umorismo che a volte rischiava di scadere nel becero e la banalità degli intrecci, faceva venire voglia di prenotare immediatamente un viaggio per il mare.

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Sotto il sole di Amalfi, invece, è più serio. I protagonisti crescono, e con loro le loro problematiche relazionali. Un milione di questioni molto interessanti e molto attuali vengono buttate in questo calderone e rimescolate con vigore. Insicurezza, disabilità, impegno, famiglia. Bisogna mandare un messaggio! La fretta di comunicare, però, rovina il racconto e confonde le idee. Si ha la sensazione che questa sia la copia secchiona e sbiadita del film che lo precede, seppur in buonissima fede. Il problema non è voler comunicare qualcosa, il problema sono le modalità.

Il personaggio migliore si rivela Camilla. Molto interessante e in qualche modo comprensibile il modo in cui si dispiega la sua storia, come si scontrano dentro di lei il timore di affrontare una vita insieme a una persona non vedente, i suoi piani per il futuro, la sua ambizione. Il ruolo del saggio risolutore che dice (quasi) sempre la cosa giusta tocca ancora a Vincenzo. Furio ne esce appiattito, e pare che il suo finale sia un contentino. Nathalie è una bella scoperta che meritava di più. Inutile l’indizio di critica ai social network, preso e posato là a prendere polvere.

Il cast

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  • Lorenzo Zurzolo è Vincenzo
  • Luciano Martino è Camilla
  • Davide Calgaro è Furio
  • Isabella Ferrari è Irene
  • Luca Ward è Lucio
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