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The Caine Mutiny Court-Martial, un esperimento che richiede concentrazione – La recensione

In un mondo in cui lo span della nostra attenzione sfiora i 30 secondi, alcuni film decidono di infischiarsene e di sfidare lo spettatore, con un procedural drama lungo in cui non succede niente che non sia parole. Questo (e molto o poco altro, seconda dei punti di vista) è The Caine Mutiny Court-Martial, film statunitense del 2023 scritto e diretto da William Friedkin. È basato dalla rappresentazione teatrale diretta da Herman Wouk del 1953, che a sua volta prende ispirazione dal romanzo del 1952 dello stesso autore. È disponibile in streaming a partire dal 29 dicembre su Paramount+. Merita un tentativo, ma non è per tutti.

The Caine Mutiny Court-Martial, un film pieno di tecnicismi

La storia, che si svolge al 98% dentro a un’aula del tribunale della corte marziale della marina militare, è quella di un processo per ammutinamento compiuto internamente alla marina militare statunitense. Precisamente, a essere imputato per ammutinamento è il tenente Maryk, reo di aver sollevato dall’incarico un suo superiore, il comandante Queeg, durante un ciclone mentre erano per mare sulla nave anti-mine Caine il 18 dicembre 2022. A mano a mano che i testimoni dicono la loro, interrogati dall’accusa e dalla difesa, vengono disegnati attraverso le loro parole, i loro atteggiamenti e il loro modo di reagire agli attacchi degli avvocati, le loro personalità. Ma il nostro parere di spettatori è pronto ad essere rovesciato.

Una vera e propria sfida allo spettatore

È difficilissimo, abituati come siamo ai video brevi, ai TikTok, agli articoli telegrafici, rimanere 2 ore davanti a uno schermo semplicemente a vedere delle persone che non conosciamo parlare di un fatto che non conosciamo. In questo film, e possiamo dirlo, non succede niente. Non c’è un flashback. Tutto viene costruito con le parole, in assenza, fuori dallo schermo. Ad aiutarlo delle interpretazioni ottime e una sceneggiatura forte, che ovviamente si appoggia totalmente sui dialoghi, che funzionano. Non esattamente appassionante, ma già il fatto che si faccia seguire è una medaglia al merito. Evidenti sono anche le sue origini teatrali.

Le debolezze dell’uomo e la propaganda militarista (quasi)

Dietro la forma sfidante si nasconde una riflessione in primis sulla verità (quasi Pirandelliana) e uno studio dei caratteri. Abbiamo davanti un comandante paranoico, che deve difendersi dalle accuse di non stare abbastanza bene mentalmente da gestire un equipaggio. Un sottoposto convinto di aver fatto la cosa giusta, un avvocato che lo difende sapientemente ma a malincuore. The Caine Mutiny Court-Martial è una serie di ritratti psicologici, una pellicola sofista e densa di termini tecnici, claustrofobica, che esamina l’umanità e il potere per poi finire, in maniera un po’ bislacca, a mettere nella bocca di quello che si rivela essere alla fine il suo personaggio principale un monologo militarista, che redarguisce i giovani e mitizza gli anziani. Eh?

Il cast

Kiefer Sutherland è il Comandante Queeg, Capitano della Caine. Jason Clarke è il Tenente Greenwald, avvocato della difesa. Jake Lacy è il Tenente Maryk, accusato di ammutinamento. Monica Raymund è il Comandante Challee, capo dell’accusa. Nel cast anche Lewis Pullman (Keefer), Jay Duplass (Alan Bird), Tom Riley (Keith) e Lance Reddick (Blakely).

The Caine Mutiny Court-Martial, un esperimento che richiede concentrazione

La recensione

In questo film, e possiamo dirlo, non succede niente. Non c’è un flashback. Tutto viene costruito con le parole, in assenza, fuori dallo schermo. Ad aiutarlo delle interpretazioni ottime e una sceneggiatura forte, che ovviamente si appoggia totalmente sui dialoghi, che funzionano. Non esattamente appassionante, ma già il fatto che si faccia seguire è una medaglia al merito. Evidenti sono anche le sue origini teatrali.

Voto:

6/10
6/10