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The Kitchen, una distopia spaventosamente vicina arriva su Netflix – La recensione

Nelle distopie sci-fi fatte bene, soprattutto quelle che hanno intento drammatico, c’è sempre qualcosa di sottilmente inquietante. Vediamo il male del nostro futuro premere su di noi, le nostre paure realizzate sullo schermo. Da questo punto di vista, The Kitchen è proprio questa cosa qua. Sci-fi 2023 co-diretto da Kibwe Tavares e Daniel Kaluuya, è sceneggiato da Rob Hayes, Daniel Kaluuya e Joe Murtagh e prodotto da 59% Productions, DMC Film, Factory Fifteen e Film4. È disponibile su Netflix a partire dal 19 gennaio, e si meriterebbe un posto nella Top Ten.

The Kitchen, sci-fi londinese

Izi è un uomo cinico e solitario che vive in un enorme quartiere di casermoni occupati, una sorta di comunità periferica e disgraziata a Londra, che resiste a fatica alla gentrificazione galoppante nel nome del diritto a una vita dignitosa e all’abitare. Sta aspettando di poter pagare una sistemazione reale, una vera casa che non abbia le docce condivise. Per raggiungere i suoi obiettivi è disposto a ingannare le persone sul lavoro e a evitare di stringere legami con chiunque, indurito dalla vita. Un giorno scopre che una donna del suo passato è morta, lasciando un bambino. Il bambino entra nella sua vita dalla porta sul retro, costringendolo a riconsiderare la sua posizione in un mondo crudele, ma che può ancora essere salvato. Forse.

Un futuro spaventosamente vicino

Freddo, duro, ben girato, ben recitato e ben scritto: The Kitchen prende alla gola con la prospettiva oscura di un futuro che, basta vivere a Milano per rendersene conto, è già più vicino che mai. Il suo taglio rimane estremamente personale, legato da vicino al punto di vista dei suoi protagonisti, e per questo evita il rischio di essere troppo ambizioso nella costruzione di un universo e poi di non saperlo reggere o sostanziare. Paradossalmente, il personaggio principale, Izi, risulta costruito peggio di quello del bambino, Benji. Il film si trova nel mezzo tra due istanze. Da una parte c’è chi vive nella comunità, che resiste passivamente alle forze dell’ordine, con la gioia e con la combattività. Dall’altra c’è chi si ribella attivamente, usando la violenza e dandosi al crimine, con tutta la rabbia di chi è costretto in una situazione di disagio. Come il protagonista, The Kitchen non prende posizione e non si spertica in dichiarazioni speranzose: siamo solo quello che siamo, e siamo meglio quando siamo insieme agli altri. Non c’è altro.

Il cast

Kane Robinson è Izi, cinico e solitario. Jedaiah Bannerman è Benji, che entra nella sua vita con grande testardaggine e caparbietà, cambiando le sue priorità. Nel cast anche Hope Ikpoku Jr nel ruolo di Staples, Teija Kabs in quello di Ruby, Demmy Ladipo interpreta Jase e Cristale è Lianne.

La recensione

Freddo, duro, ben girato, ben recitato e ben scritto: The Kitchen prende alla gola con la prospettiva oscura di un futuro che, basta vivere a Milano per rendersene conto, è già più vicino che mai. Il suo taglio rimane estremamente personale, legato da vicino al punto di vista dei suoi protagonisti, e per questo evita il rischio di essere troppo ambizioso nella costruzione di un universo e poi di non saperlo reggere o sostanziare. Paradossalmente, il personaggio principale, Izi, risulta costruito peggio di quello del bambino, Benji. Il film si trova nel mezzo tra due istanze. Da una parte c’è chi vive nella comunità, che resiste passivamente alle forze dell’ordine, con la gioia e con la combattività. Dall’altra c’è chi si ribella attivamente, usando la violenza e dandosi al crimine, con tutta la rabbia di chi è costretto in una situazione di disagio. Come il protagonista, The Kitchen non prende posizione e non si spertica in dichiarazioni speranzose: siamo solo quello che siamo, e siamo meglio quando siamo insieme agli altri. Non c’è altro.

Voto:

6.5/10
6.5/10