Dopo mesi di attesa su Sky e NOW è finalmente arrivata The Pitt, serie tv in 15 puntate ambientata in un pronto soccorso di Pittsburgh. La serie tv con Noah Wyle, prodotta da John Wells e scritta con R. Scott Gemmill che arriva anche lui dal mondo di ER. The Pitt è un medical drama intenso e diretto, elogiato anche dai medici per il suo realismo nella descrizione di un turno di lavoro in Pronto Soccorso. La caratteristica sta tutta qui: la serie è ambientata tutta in un unico turno, ogni puntata è un’ora di lavoro. La serie ha vinto come miglior drama, per il miglior protagonista Wyle e per la miglior non protagonista Katherine La Nasa.
The Pitt, il trionfo della vecchia tv
HBO, la casa della tv di qualità, il canale cable che ha rivoluzionato ormai 30 anni fa il modo stesso con cui è concepita e percepita una serie tv di qualità, ha vinto agli Emmy con una serie tv che ha riportato in auge quella vecchia tv che ha contribuito ad oscurare dal mondo dei premi, spostandola sullo streaming. The Pitt è il trionfo della vecchia serialità tradizionale, quella dei lunghi appuntamenti settimanali, quella che si fa aspettare e diventa familiare.
Quella serialità capace di tornare anno dopo anno perché non devi aspettare mesi da produzione e rilascio o attendere che i tuoi attori diventino liberi. E così dopo il rinnovo, il secondo turno di The Pitt inizierà a gennaio negli USA a un anno di distanza dal debutto della prima stagione. Questo formato produttivo da 15 puntate, indubbiamente più economico rispetto alla serialità d’autore di cui è piena HBO, è stato strategicamente pensato da Warner e HBO per dare qualcosa di diverso a quello che un tempo si chiamava Max e che ora è HBO Max, con la consapevolezza che quel pubblico cresciuto con la tv generalista degli anni 90 e 2000 oggi è sulle piattaforme di streaming.
E non è un caso se sempre più spesso dai dati che emergono, le vecchie serie del passato sono tra le più viste, se si cercano costantemente reboot e remake. Non a caso The Pitt nasce proprio dall’idea di Wyle e Wells di rifare ER, ma non avendo ottenuto il via libera dai Crichton (eredi dello scrittore dal cui romanzo era tratta ER) hanno evoluto quel concetto di medical drama realistico ma di cuore, trovando una formula alternativa nel racconto di un unico turno.
Certo non si può non considerare il fatto che in questo turno mostrato succede di tutto, è un turno impegnativo sia per i casi che per le vicende personali dei protagonisti. Ma la capacità di mostrare uno spaccato di realtà, finisce per dar vita a una serie che conquista (e ha conquistato) grazie alla forza di personaggi scritti in modo impeccabile e interpretati meglio, in cui non si cercano maschere ma identità e personalità. The Pitt è un medical drama classico pur non essendolo davvero, perché i casi di puntata travalicano dall’una all’altra e si sommano come nella sala d’aspetto di un pronto soccorso.
The Pitt è una serie tv cruda, realistica, appassionante che (speriamo) ha aperto la strada a una nuova strategia di HBO Max che sarebbe già pronta a realizzare altri titoli sullo stesso modello di serialità lunga, con grande cura, attenzione ai costi ma anche ai personaggi. In grado di far dimenticare il gran bazar della serialità da binge watching che dimentichi il giorno dopo. Voto 8 Riccardo Cristilli

The Pitt, il medical drama che riporta in vita l’eredità di E.R.
In un panorama televisivo saturo di medical drama sempre più patinati, The Pitt sceglie la via opposta: quella della realtà nuda e cruda, senza anestesia.
Niente filtri, niente sovrastrutture: The Pitt è un racconto corale, crudo e a più voci, che mostra procedure mediche, conflitti, dilemmi etici e umani. E soprattutto è diverso da tutto ciò che siamo abituati a vedere: dimenticate il filtro soap opera, le love story e il sesso tra specializzandi di Grey’s Anatomy e simili. Qui non c’è tempo per i flirt. Qui si torna alla tradizione di E.R., a quella serialità autentica che sapeva unire realismo, tensione e grandi storie umane. Non ci sono eroi o vincitori, ma solo vinti: medici, infermieri e operatori sanitari logorati dal burnout, costretti ad affrontare un flusso incessante di pazienti di ogni età, origine ed estrazione sociale. Pittsburgh, città simbolo della working class, diventa un microcosmo sospeso tra vita e morte, speranza e disperazione.
The Pitt è chirurgica in ogni dettaglio: non risparmia nulla, a volte esagera, ma sempre con l’obiettivo di restituire un senso di realtà che colpisce lo spettatore.
“Every second counts” — lo abbiamo sentito dire in The Bear — ma qui ogni secondo assume un significato ancora più doloroso. Si parla di aborto, eutanasia, donazione di organi, ma anche di strascichi della pandemia, di povertà, guerra, stress post-traumatico e libero arbitrio. La scrittura è impeccabile, la regia vive di tensione costante e il cast — corale, credibile, intensissimo — porta tutto a un livello superiore. Il cuore pulsante è il dottor Robby, interpretato da un immenso Noah Wyle che i fan di E.R. ricordano bene: il suo ritorno in corsia è insieme un omaggio e un nuovo inizio.
Realistica, schietta, umana: The Pitt non è una serie per stomaci delicati e potrebbe impressionare i più sensibili. Ma se siete pronti ad affrontarla, scoprirete una delle esperienze televisive più forti e autentiche degli ultimi anni. Non solo un medical drama, ma un racconto che restituisce dignità e verità a un genere spesso annacquato dal romanticismo. Voto 8 Giorgia Di Stefano
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Riccardo Cristilli - 8/10
8/10
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Giorgia Di Stefano - 8/10
8/10
Voto:
8/10