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The Roast of Italy, oggi su Comedy Central: tiriamo le somme con Francesco De Carlo (Intervista)

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The Roast of Italy, abbiamo tirato le somme di questa prima stagione con Francesco De Carlo.

Martedì 9 febbraio alle 22.00 su Comedy Central (canale 128 di Sky e in streaming su NOW TV), andrà in onda la nuova puntata di The Roast of Italy. Francesco De Carlo si appresta quindi a concludere questa prima stagione prima dello speciale di Stand-Up che porterà sul palco il 23 febbraio.

Nella chiusura di questo primo ciclo di racconto, Francesco entra in una comunità di recupero per portare la sua comicità, simpatia e leggerezza all’interno di un inedito scenario, per lui e per gli stessi ospiti. Un nuovo viaggio per insegnare, con tutta la sensibilità del caso, a far ridere e a fare stand up comedy tramite un workshop durato quattro settimane.

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The Roast of Italy, intervista a Francesco De Carlo

In attesa della puntata in onda il 9 e dello speciale sul il 23 febbraio abbiamo parlato con Francesco, il quale ha tirato le somme su questa prima stagione e sulla situazione della stand-up in Italia.

L’ultima puntata, prima dello speciale di Stand-Up sul palco, è su un tema molto particolare e delicato. Ce lo racconti?

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Ho fatto un workshop di stand up in una comunità di recupero, senza sapere ancora di SanPa [ride], argomento caldissimo nelle ultime settimane. Quella è una puntata che in un programma comico non vedi, ci siamo avvicinati in punta di piedi e in più abbiamo fatto questo corso di comicità, che è il senso di tutto il programma. La comicità nasce dalla vita e chi ha vissuto, sbagliato o chi è caduto purtroppo nella tossicodipendenza ha tante cose da raccontare, e l’abbiamo messo in scena facendo anche vedere lo spettacolo finale dopo quattro settimane di corso. È una puntata molto toccante per certi aspetti. […] Ho una teoria: tutti possono fare il mio mestiere. Ci vuole determinazione, ci vuole una faccia tosta però non è la musica che devi studiare studiare studiare. Devi fare tanta tecnica, capire chi sei ma è una cosa molto accessibile. Questi ragazzi sono stati molto bravi.

Quanto è importante mischiare in maniera sapiente umorismo e racconto sociale?

Sono convinto che la comicità debba partire dalla vita di tutti i giorni e dalla realtà, non dalla rappresentazione di tale, considerando che ha anche situazioni difficili. Pensare solo che il comico faccia un po’ la figura del buffone imitando altri mi sembra un po’ ridimensionare il ruolo della comicità e l’importanza che ha verso il pubblico. Ha bisogno di una funzione catartica che ti permetta di prendere un pezzo di vita come lo stiamo vivendo e trasformarlo in comicità, ragionandoci.

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Questo manca completamente in Italia ed è un peccato, sta nascendo sui social ma in tv non c’è. C’è intrattenimento ma non comicità. È un peccato perché a confronto dei paesi che io prendo di riferimento, e anche li non è tutto oro quello che luccica, i comici fanno degli editoriali, c’è spazio proprio perché è il paese del monologo. Penso che mettere insieme la vita vera e la comicità in un momento come questo, in un paese dove è nata la commedia all’italiana, sarebbe bello e necessario. Nel nostro piccolo ci stiamo provando anche se difficile, mi spiace non ci sia questa attenzione a questo connubio anche nella tv mainstream.

Tornando a The Roast of Italy: ti occupi del montaggio insieme alla casa di produzione?

Sì, in un programma come questo più che montaggio è scrittura, perché la costruzione è un racconto all’interno della puntata e questo non può che avvenire in sala di montaggio. Poi è una cosa che mi piace molto.

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Col senno di poi c’è qualcosa che cambieresti nella costruzione di puntata?

Direi di no. Girare un programma del genere in un periodo come questo caratterizza molto il programma, perché ci sono saltate tante cose, tante precauzione. Siamo stati bravi a tenere botta ai vari imprevisti dettati dal Covid. L’unico rammarico è che avrei voluto fare un programma di questo tipo in un periodo un po’ più facile per chi fa il nostro lavoro. È difficile far ridere in questo momento anche se è necessario e poi perché in un periodo più normale hai meno imprevisti. Mi sarebbe piaciuto fare un programma sul mondo delle crociere, che è un mondo che non conosco e che avrei voluto approfondire, ma sappiamo tutti poi com’è andata…

È un materiale che potreste tenere in considerazione per una seconda stagione…

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Non stiamo pensando a una seconda stagione. Siamo ancora nel pieno della prima e vogliamo chiuderla bene. Compreso lo speciale di stand-up.

Che risposta hai avuto da parte del pubblico? Sei soddisfatto della stagione?

Di solito sono molto critico di quello che faccio, ma questo programma, nel suo essere sperimentale perché mischia stand-up ed esperienza che genera la stand-up, devo dire è stato capito subito e questo mi fa piacere perché la nostra intuizione e stata giusto. Ricevo molti messaggi sulla diversità degli argomenti per via dei vari cambi di tematiche che abbiamo affrontato e di come l’abbiamo fatto.

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Tanti ti scrivono sui social, vuol dire che un po’ il pubblico inizia a volere questa attenzione..

Il pubblico è più avanti rispetto al prodotto che gli viene proposto. Guarda cose internazionali, guarda cose nuove. Abbiamo un’idea del pubblico degli anni ’90. il pubblico è cambiato nel corso di anni, per ricambio generazionale per forza di cose è così. Hanno accesso ad altre cose. Mi scrivono anche giovanissimi che apprezzano quello che faccio, sottolineando la loro età. I giovani vanno a cercare cose diverse, c’è una prateria nel mainstream.

Dove va in onda?

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Martedì 9 febbraio alle 22.00 su Comedy Central (canale 128 di Sky e in streaming su NOW TV). Nella puntata in onda stasera, De Carlo entra in una comunità di recupero per portare la sua comicità, simpatia e leggerezza all’interno di un inedito scenario, per lui e per gli stessi ospiti. Un nuovo viaggio per insegnare, con tutta la sensibilità del caso, a far ridere e a fare stand up comedy.

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