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Tre Ciotole, dai racconti di Michela Murgia un film potente sul dolore e l’amore

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Durante la presentazione del film alla stampa il produttore Riccardo Tozzi di Cattleya, la regista Isabel Coixet, lo sceneggiatore Enrico Audenino hanno più volte ribadito quanto inizialmente sembrasse complicato adattare la raccolta di racconti Tre Ciotole di Michela Murgia. La svolta è stata andare a pescare i richiami interni tra le varie storie e renderle dei capitoli dell’esistenza dei protagonisti del film, mettendo al centro una dolorosa storia d’amore nella vita e nella morte.

Marta e Antonio sono la classica coppia romana medio-borghese intellettualoide, lei professoressa ed ex atleta, lui chef di un ristorante in ascesa. Una sera, dopo un banale litigio, la lontananza che si è acuita nel tempo tra i loro due mondi, esplode portando Antonio a lasciare Marta. Per la donna inizia un periodo di dolore, in cui deve cercare di riscoprire se stessa mentre il mondo intorno va avanti. Il dolore emotivo si trasforma in fisico accentuando l’inappetenza di Marta, finché non scoprirà che quel dolore è in realtà un tumore che la sta logorando dall’interno. Nella malattia Marta scoprirà una libertà unica, che prima non aveva. Mentre tutto sta per finire, imparerà a vivere con se stessa e per se stessa, scegliendo cosa fare, perché farlo e ignorando quella paura delle convenzioni che spesso ci trattiene.

A far da sfondo al racconto c’è una Roma inedita, lontana dalle classiche cartoline del centro, fatta di vicoli e locali, mostrata da una regista spagnola che a diciassette anni era rimasta affascinata dalla danza degli stormi di uccelli sulla città. Alba Rohrwacher ed Elio Germano danno forma e sostanza a queste due anime trasportate dagli eventi, che faticano a comprendere cos’è l’amore almeno finché non l’hanno perso.

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Il film Tre Ciotole ci invita a riscoprire la semplicità della vita, quella lontana dai like, dai commenti social che ricorrono anche nel film, tra il ristorante di Antonio e l’attività del B&B della sorella di Marta, interpretata da Silvia D’Amico. Elisa è il perfetto contraltare di Marta. Elisa vive per l’apparenza, nasconde sotto la ricerca della perfezione e dei like, il dolore per una vita che non si è realizzata come avrebbe voluto. Marta respinge l’entusiasmo immotivato continuo della sorella, anche se segretamente vorrebbe essere come lei. L’invidia bonaria di chi nel tempo si è costruito una maschera per isolarsi dal mondo esterno, per mantenere un proprio equilibrio ma che segretamente sogna di avere quell’esplosività superficiale che il mondo esterno sembra avere.

Tre Ciotole

La malattia libera Marta da tutte queste convenzioni, la porta ad agire, ad abbracciare tutto quello che potrebbe arrivare, a gettare il cuore oltre l’ostacolo ora che non c’è più nulla da perdere. Marta si apre al mondo e a un’amore pieno, vivo, vero che allarga il sentimento oltre quello che le convenzioni sociali gli hanno affibbiato. L’amore amicale, l’amore fraterno, l’amore del cuore e per il cuore, un sentimento che è oltre la carne, la passione viscerale. Tre Ciotole è un film da vedere con il cuore, ancor prima che con la testa, lasciandosi trasportare nel buio della sala dalle emozioni dei suoi protagonisti.

Summary

Tre Ciotole è un film da vedere prima con il cuore che con la mente. Una storia d’amore con e per se stessi e per la vita attraverso la scoperta di un dolore e di una malattia.

Voto:

7/10
7/10
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