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Troppo azzurro: essere giovani è una panda verde – La recensione 

Il mondo è cambiato: il confine che marca un passaggio netto dalla giovinezza alla vita adulta è scomparso, lasciando il posto ad una terra incognita di rituali, permanenze e segnali. Cosa vuol dire, oggi, crescere? Troppo azzurro, film di esordio di Filippo Barbagallo (che l’ha scritta e diretta e ne interpreta il protagonista) si fa questa domanda. Il film, prodotto da Elsinore Film e Wildside e distribuito da Vision Distribution, è disponibile nelle sale italiane a partire dal 9 maggio.

Troppo azzurro: l’insostenibile pesantezza del vivere nella propria testa

Dario ha venticinque anni e ha sempre vissuto a Roma. Scrive la tesi, abita coi genitori ed esce con gli amici di sempre nella sua scassatissima panda verde acqua. La sua vita procede senza rivoluzioni e senza particolari sbilanciamenti, condita di piccole ansie e refrattaria al cambiamento. Ma la decisione di non seguire i genitori in vacanza gli farà scoprire che l’estate a Roma è lunga, lunghissima. Fra il migliore amico Sandro che lo vuole come coinquilino, gli sguardi furtivi alla cotta di sempre Lara, e un incidente con un filetto di platessa che gli fa incontrare Caterina, Dario dovrà fare i conti con le sue ansie e la sua indecisione

Troppo azzurro: un esordio non privo di spessore

Troppo azzurro è un esordio fresco, dolce ed entusiasmante. Durante i suoi 88 minuti rimane divertente e leggero ma non scade nel vacuo, parlando di cose quotidiane e importanti senza mettersi in cattedra. I personaggi parlano come esseri umani che vivono nel mondo reale, non su uno schermo, e se i dialoghi o le performance ogni tanto hanno qualche leggero inciampo è proprio perché tutta l’esperienza registra come fortemente vera agli occhi dello spettatore. 

Il cinema di oggi e quello di domani

Lo sguardo della cinepresa è dolcissimo, intento, capace di altalenare fra una perfetta trasparenza  ed un uso espressivo della ghiera del fuoco e della camera a mano. Il film però non si ritrae dal giocare col medium cinematografico: time lapse, cambi di aspect ratio, split screen e match cut condiscono l’esperienza in maniera (quasi) mai gratuita. Al di là di questi momenti il montaggio è piacevolmente invisibile ma di altissimo livello: capace di soffermarsi e di sorprendere, il suo ritmo dà alla storia una spina dorsale solida. Ben armonizzata con il resto dell’esperienza la colonna sonora a firma di Pop_X, costruita quasi interamente da riarrangiamenti strumentali di pezzi storici. 

Il cast

L’autore e regista Filippo Barbagallo è anche Dario, uno studente di architettura venticinquenne timido e un po’ nevrotico. Con lui nel cast Alice Benvenuti nel ruolo di Caterina, una fuorisede che sogna di diventare restauratrice d’opere d’arte. L’amico di sempre Sandro è interpretato da un eccellente Brando Pacitto, mentre Martina Gatti interpreta l’affascinante Lara. I genitori di Dario sono interpretati da Valeria Milillo e Valerio Mastrandrea.

Troppo azzurro

Troppo azzurro è un esordio fresco, dolce ed entusiasmante. Sempre divertente senza scadere nel vacuo, parla di cose quotidiane ma importanti, supportato da un comparto tecnico-cinematografico sapiente e di grande gusto.

Voto:

8.5/10
8.5/10