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Un giorno e mezzo su Netflix un thriller pieno di sfumature – La recensione

A volte i film thriller o d’azione mancano di profondità, e decidono di sacrificare la profondità e le sfumature dell’esistenza alle scene dense di azione. Ci ha pensato Fares Fares, attore svedese noto per i suoi ruoli in Westworld, Chernobyl e Star Wars, che fa il suo debutto alla regia nel thriller svedese disponibile a partire dall’1 settembre su Netflix prodotto da Warner Bros. International. Il film, intitolato Un giorno e mezzo, è scritto dallo stesso Fares con Peter Smirnakos, sfugge alle definizioni e non ha paura di scavare. Basterà per conquistarsi un posto nella Top Ten di Netflix? Staremo a vedere.

Un giorno e mezzo, la trama

Un uomo armato di pistola entra in una clinica e prende in ostaggio la ex moglie. I due non sono in buoni rapporti, e la donna ha fatto di tutto per ottenere la custodia della loro bambina, Cassandra. Sulle spalle dell’uomo pendono il suo status di immigrato e una condanna per aggressione, e lui non accetta di non poter vedere la figlia. A gestire il tutto interviene Lukas, ufficiale di polizia che decide di prendere in mano la situazione. I tre, a cui presto si aggiungerà la piccola Cassandra, si imbarcano in un lungo viaggio in macchina, e la situazione rischierà diverse volte di esplodere.

Un giorno e mezzo, la recensione

Questo film ci tiene molto a restituire la complessità taciuta di certe situazioni, spesso caricate di significati assoluti dalla cronaca o dal pubblico, come è normale che sia. L’ispirazione per la sceneggiatura arriva da un caso di cronaca svedese reale e non ben specificato, ma potrebbe essere successo ovunque: quello di un uomo disperato e tendenzialmente violento che sceglie di prendere in ostaggio l’ex moglie per rivedere sua figlia, che gli è stata tolta montando un caso di aggressione che non sia capisce se sia reale o no.

Lungo il viaggio, quello che sembra un caso in bianco e nero diventa grigio, sfumatissimo, e veniamo a contatto con un’intersezione di problematiche. C’è la salute mentale, c’è il razzismo, c’è chiaramente anche il rapporto uomo donna. Questo film riesce a tenere la tensione anche dando spazio a questa complessità, che si cristallizza in un finale apparentemente anticlimatico, ma umano. Le prove attoriali sono superlative.

Il cast

l protagonista è Fares Fares, che interpreta l’ufficiale di polizia Lukas. È affiancato da Alexej Manvelov (Artan) e Alma Pöysti (Louise).

Gli altri membri del cast sono i seguenti:

Stina Ekblad nel ruolo di Wanja
Annika Hallin nel ruolo della Dottoressa Gardelius
Richard Forsgren nel ruolo di Jack Lilja
Annica Liljeblad nel ruolo di Anna
Jonathan Sand nel ruolo di un agente di polizia
Johni Tadi nel ruolo del Dottor Yakoub

Un giorno e mezzo su Netflix un thriller pieno di sfumature - La recensione

La recensione

Questo film ci tiene molto a restituire la complessità taciuta di certe situazioni, spesso caricate di significati assoluti dalla cronaca o dal pubblico, come è normale che sia. L’ispirazione per la sceneggiatura arriva da un caso di cronaca svedese reale e non ben specificato, ma potrebbe essere successo ovunque: quello di un uomo disperato e tendenzialmente violento che sceglie di prendere in ostaggio l’ex moglie per rivedere sua figlia, che gli è stata tolta montando un caso di aggressione che non sia capisce se sia reale o no.

Voto:

6.5/10
6.5/10