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Unwanted ci sbatte in faccia quell’egoismo che vogliamo fingere non esista

Purtroppo non succederà, ma Unwanted – Ostaggi del mare, la serie tv internazionale di Sky e NOW, dovrebbe diventare un manifesto dell’Europa. Andrebbe fatta vedere nelle scuole e in ogni contesto pubblico. Dovrebbero vederla i politici di tutti i paesi che raccolgono voti puntando sulle paure delle persone, identificando il nemico in qualcuno con il colore della pelle diverso dal proprio, incapaci poi di governare e di proporre soluzioni concrete in merito.

Perchè non esistono soluzioni che non siano l’accoglienza, l’aiuto, il supporto a queste persone. Violenza genera soltanto altra violenza. Rabbia porta ad altra rabbia. L’affetto, una carezza, portano a una condivisione di emozioni. Ogni forma di respingimento nasconde l’egoismo di chi vuole ignorare il problema, non ponendosi mai dall’altra parte, non pensando mai a quello che farebbe al suo posto. Per questo Unwanted è una serie tv importante e necessaria, perchè pone lo spettatore davanti alle sue colpe, che sono quelle di tutti noi europei. Le colpe di chi mette una croce sul simbolo di un partito che invoca i respingimenti, che attacca minoranze di ogni tipo, di chi sparge odio in ogni occasione. Le colpe di un’Europa incapace di considerarsi tale nell’accogliere chi soffre e abbia la pelle scura.

Non vivremmo tutti più sereni, più tranquilli se trovassimo un modo per stare tutti insieme? Per superare gli egoismi e i personalismi, condividendo le gioie e i dolori della vita? Ma per farlo deve esserci uno scatto culturale che può partire anche dai media e dalla serialità. Per tutte le emergenze, dalla rottura del patriarcato al razzismo.

Unwanted è fondamentale proprio per questo e per quelle parti in cui tutti questi aspetti e le sofferenze dei migranti sono raccontate in modo dettagliato ed esplicito. Certo se avessimo tante serie tv di questo tipo e che trattano questo argomento, si potrebbe fare un ragionamento più ampio sulla serie. Unwanted è una serie in cui il tema supera la resa. La serie ha una difficoltà nell’integrare tutte le storie, usa i flashback non come elemento costitutivo del racconto ma come necessaria componente empatica. Fondamentale ma debole nell’economia complessiva della narrazione.

Si percepisce la difficoltà degli autori di trattare questo tema da un lato senza banalizzarlo e senza eliminarne parti importanti, ma dall’altro senza renderlo preponderante, trovando un modo per non “respingere” gli spettatori. La tensione cresce con il passare delle puntate ma viene solo accennata da alcuni flash foward che poi pian piano si dilatano e che sembrano inseriti nelle prime puntate solo per far capire che esiste una storyline thriller.

Assistiamo a troppi cambi repentini delle reazioni dei personaggi e si fatica a entrare davvero nelle loro storie. I vari Pietro, Jurgen, persino Mary ed Elvis sono soltanto dei contorni rispetto a una trama più importante. E ne risentono anche gli attori. La recitazione è frammentata e faticosa, a tratti poco naturale, soprattutto tra gli italiani. Unwanted finisce per essere una serie necessaria e importante ma poco d’impatto, in cui talvolta l’emozione è talmente manifesta da non essere realmente trasmessa e condivisa.

unwanted

Unwanted è una serie in cui l’importanza del tema trattato, la necessità di raccontarlo al pubblico, di mostrarlo al mondo, supera i difetti di un prodotto pensato solo per quell’obiettivo e per cercare di renderlo il più possibile di intrattenimento.

Voto:

7/10
7/10