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Boris è sempre Boris, ma nel frattempo siamo diventati vecchi e malinconici – La recensione dei primi 2 episodi

Boris 4

Boris 4 su Disney+ dal 26 ottobre, le prime impressioni sui primi due episodi

Sono passati 11 anni e Boris è mancato un po’ a tutti. C’è chi lo guarda e riguarda in continuazione, chi lo ha scoperto durante la pandemia quando era su Netlfix. Il suo pubblico lo ha coltivato e costruito nel tempo, da quando era una serie di nicchia, prima produzione originale del fu Fox Italia a titolo diventato cult con battute, espressioni entrate nell’immaginario collettivo. Smarmella, apri tutto, a ca**o de cane, genio, dai dai dai i fan di Boris li riconosci subito, quando così de botto senza senso inseriscono nel discorso queste espressioni.

L’operazione messa in piedi da Disney+ è quindi praticamente perfetta. La presentazione alla Festa del cinema di Roma (ma che senso abbia ancora chiamarla festa del cinema è un altro discorso) è stata la ciliegina sulla torta. Tutti hanno parlato di Boris tra giornali, tv (giovedì saranno a Stasera c’è Cattelan) e soprattutto il web dove il fenomeno è cresciuto. E le prime due puntate che ho avuto modo di vedere in anteprima, restituiscono il senso dell’operazione nostalgia.

Boris è Boris ma siamo invecchiati tutti

Boris 4 è Boris allo stato puro. Giacomo Ciarrapico e Luca Vendruscolo autori della sceneggiatura di questa nuova stagione così come delle 3 originali e del film del 2011 (con lo scomparso Mattia Torre omaggiato con il geniale sceneggiatore fantasma), hanno saputo riprendere il mondo della serie e trasportarlo all’oggi. Ci hanno ricordato che tutto cambia per non cambiare mai, che sono cambiati gli interlocutori ma i classici orrori della fiction italiana sono rimasti intatti.

Così Alessandro, lo stagista merd4 è diventato il responsabile italiano della fantomatica piattaforma, interlocutore privilegiato di una dirigente americana, bionda e sempre allegra come tante se ne sono viste in questi anni di presentazioni di piattaforme. Stanis e Corinna si sono sposati e hanno fondato la SNIP (So Not Italian Production), mentre Lopez la QQQ (Qualità Qualità Qualità) con il cugino Michele calabrese e desideroso di riciclare soldi. La vecchia sgangherata banda si riunisce per Vita di Gesù una nuova serie da vendere alla piattaforma non prima di aver ottenuto il lock dall’algoritmo tra integrazione, inclusione e storia teen.

Boris riadatta la sua formula ai tempi moderni e lo fa continuando a ironizzare sui limiti dell’animo umano. Ciascuno di noi può riconoscersi in uno dei personaggi di Boris perchè c’è l’intero campionario dell’italiano medio. Ma la serie ci ricorda anche che siamo invecchiati, che il tempo è passato e che quelle formule che ci facevano sbellicare anni prima adesso sembrano copie un po’ sbiadite. Boris 4 è la riunione di classe cui non vuoi andare perchè non vuoi sorbirti foto di bambini, matrimoni, scatti di carriera, vacanze esotiche, mentre te vorresti solo restare a casa a far partire il prossimo episodio. Quelle serate tra vecchi amici in cui si ricordano i tempi belli ormai passati.

La malinconia per quello che è stato e non tornerà

E anche per questo le prime due puntate mettono un po’ di malinconia. La malinconia per un tempo che non tornerà più, per un passato che non potremo più riavere. Per quella gioia di scoprire una serie quasi per caso e di diffonderla in modo carbonare, si, anche pirata, con quella pirateria gioiosa che ha fatto il successo di Boris e di tante serie. La malinconia per quel tempo in cui non eravamo bombardati da prodotti, da informazioni, da contenuti, da piattaforme e c’era il tempo della scoperta e del silenzio. Quando si poteva ridere e ci si riconosceva gonfiando le guance e iniziando a fare quel suono onomatopeico e quella scurrile espressione giocosa di Nando Martellone.

Una malinconia che diventa esplicita nell’esagerata caricatura delle situazioni di Boris 4, per rappresentare la cesura tra mondi diversi, come Corinna che vuole provare a convincere l’algoritmo. O Biascica che deve trattenere le sue invettive dopo il corso sul comportamento sul set per quell’inseguimento del politicamente corretto che appiattisce tutto, rende tutto una melassa gelatinosa informe e identica. Boris critica a suo modo tutto questo, mostrandoci come dall'”ok boomer” dovremmo passare “all’ok millennial”. Un’operazione perfetta per gli appassionati di Boris, che scomparirà soffocata dal rumore seriale costante, finendo in un angolo di quella piattaforma che la ospita. Boris è sempre Boris ma forse era meglio tenere tutto nella scatola dei ricordi.