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Drag Race Italia, l’intervista con chi ha deciso che non potevamo non averlo!

Drag Race Italia, Dimitri Cocciuti ci racconta perchè non potevamo non avere una versione italiana del programma cult

La rivoluzione di Drag Race Italia è iniziata da qualche settimana in Italia e nella terza puntata disponibile su discovery+ dal 3 dicembre a mezzanotte, ci sarà un omaggio all’ICONA delle Icone: Raffaella Carrà. Dopo avervi raccontato tutto sulla versione italiana di Drag Race nel corso della conferenza stampa, abbiamo incontrato chi questo format l’ha voluto fortemente in Italia.

Dimitri Cocciuti è responsabile format di Ballandi, colui che ha lavorato perchè anche l’Italia potesse avere la sua edizione di Drag Race, lo abbiamo incontrato per toglierci qualche curiosità sullo show e la sua realizzazione.

Tutto parte da un Format

Ciao Dimitri quando e perché hai deciso che Drag Race dovesse dire Ciao Italia?

Avevo da parecchio tempo il desiderio di dare vita aduna versione italiana di Drag Race, chi mi conosce sa da quanto tempo insistevo su questa cosa. La realizzazione delle versioni europee, Olanda prima e l’annuncio di quella Spagnola poi mi ha convinto del pensiero che il momento giusto fosse arrivato.

Il resto è storia :) Per quanto riguarda la scritta che vedete all’ingresso in werkroom ti racconto un retroscena inedito: l’idea è venuta al nostro scenografo Francesco Mari; una citazione del celebre “Ciao Italia” di Madonna del concerto di Torino del 1987 e allo stesso tempo un modo per rendere estremamente riconoscibile la nostra Werkroom anche da parte del pubblico internazionale.

La scelta del cast

Tutti si chiedevano chi sarebbe stata La Mama Ru italiana, ma non deve essere stato facile trovare anche la Michelle Visage e Ross Mathews come siete arrivati a Priscilla, Chiara Francini e Tommaso Zorzi?

Il nostro obiettivo non era quello di trovare dei corrispondenti ma tre giudici con una loro personalità che non rimandasse al paragone con la versione originale, anche se capisco la tentazione al confronto!

Priscilla ha una sua riconoscibilità a livello internazionale oltre a essere ovviamente una drag queen di altissimo profilo; Tommaso rappresenta le nuove generazioni, è tra i volti più capaci e promettenti del panorama televisivo italiano, oltre a essere chiaramente un influencer di grande successo; Chiara è il volto iconic per la comunità Lgbtq+, fedele alla causa e al tempo stesso ironica, colta, squisitamente trasversale. Tutti e tre si sono dimostrati giudici appassionati, competenti e il mix è irresistibile. Sono molto orgoglioso di loro.

Oltre alla giuria fissa avete avuto dei giudici per una notte – parafrasando un’altra importante produzione Ballandi –  come li avete scelti?

Abbiamo ragionato su volti iconici per la comunità Lgbtq+ in grado di parlare anche a un pubblico trasversale, senza trascurare i giudici “tecnici” e le personalità dal mondo della tv, della musica e della nuova serialità on demand. Ci siamo divertitə a creare delle coppie di Guest judges a “contrasto”, seguendo in ogni caso le linee guida del format originale.

Le Drag di Drag Race Italia secondo Dimitri Cocciuti

Parliamo delle scelte più importanti le prime otto Drag Queen della prima edizione di Drag Race Italia; Farida Kant, Le Riche, Divinity, Elecktra Bionic, Ivana  Vamp, Luquisha Lubamba, Ava Hangar, Enorma Jean, sappiamo che sono il  frutto di un numero infinito di provini cosa hanno avuto loro in più delle altre e perché secondo te potevano funzionare televisivamente?

Il livello è stato molto alto, prenderle tutte era praticamente impossibile. Ognuna di loro ha dimostrato di crederci davvero e a volte anche i sogni diventano realtà. Le nostre ragazze si sono messe davvero in gioco per il programma, non si sono affatto risparmiate.

Sapevo che avrebbero funzionato televisivamente perché si sono mostrate vere; la televisione esalta l’empatia, quando non hai filtri l’emozione arriva dritta al cuore.

In un solo aggettivo mi racconti ogni Drag?

Farida perfezionista, Le Riche trasformista, Divinity ironica, Elecktra Bionic sensuale, Ivana Vamp sublime, Luquisha Lubamba è già di per sé un aggettivo, Ava Hangar attivista, Enorma Jean orgogliosamente sciura.

L’importanza di Discovery+

La produzione dello show è di Ballandi, ma a dare una casa a queste otto truccatissime artiste è Discovery+ e dal comunicato arrivato dopo la prima puntata in cui si parla di “esordio migliore di sempre su Discovery+” sembra aver fatto bene ad accoglierle. Essere su una piattaforma vi ha permesso di usare un linguaggio televisivo più “libero”?

Un programma come Drag Race Italia si può fare solo se c’è la libertà nel linguaggio televisivo. Discovery, che non smetterò mai di ringraziare abbastanza, è un editore che ci ha dato libertà totale e da sempre mette l’inclusività tra i suoi valori cardine. Peraltro andremo poi in chiaro anche su Real Time, quindi è davvero un linguaggio libero indipendentemente dalla destinazione.

Qualche giorno prima della conferenza stampa abbiamo assistito in Senato ad una delle pagine più brutte per la comunità Lgbtqi+ e in generale per la società civile. Voi avete risposto con una campagna pubblicitaria che diceva “è in arrivo un’Italia di tutt’altro genere”. Perchè nel 2021 ancora non si riesce a capire che il Drag è una forma di spettacolo a tutto tondo?

Credo che fino all’arrivo di Drag Race Italia non ci sia mai stata una vera e concreta occasione per il pubblico italiano di comprenderlo pienamente. La bellezza dell’arte drag è quella di raccontare una professione che è creatività allo stato puro e soprattutto porta con sé un valore importante che può essere compreso e apprezzato da chiunque: le drag queen ci insegnano la libertà di essere chi vogliamo.