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F1, la recensione: il film è vacuo e perfetto

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Jeff Kosinski prova il raddoppio: dopo la confusa parentesi di Spiderhead torna chiaramente al mix di adrenalina e cinetismo di Top Gun: Maverick. E se per la precedente operazione nostalgia si era scelto come partner nientemeno che la marina militare americana, a questo giro collabora con Lewis Hamilton e con la FIA, la superpotente federazione che detiene il monopolio sulle gare automobilistiche. F1: il film esce nei cinema questo 25 giugno e si posiziona come uno dei contendenti principali per il titolo di americanata dell’estate 2025. Successivamente il film uscirà su Apple TV+.

F1: redenzione, velocità, gloria e liberazione

Sonny Hayes vive per correre: figlio di un meccanico, cresciuto sulla pista, incredibile astro nascente della Formula 1 negli anni ’90 fino al tragico incidente che ha troncato la sua carriera. Da allora è diventato una sorta di ronin del motorsport, un nomade alla ricerca di adrenalina che si rifiuta di legarsi a un luogo o una squadra. Questo finché non viene raggiunto da Ruben, compagno di squadra dei tempi d’oro, con una proposta: tornare a correre in Formula 1 nel suo team, la Apex GP.

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La situazione nella scuderia è tragica: la macchina non va come deve, il consiglio d’amministrazione è a un pelo dal costringere Ruben a vendere per coprire i debiti e l’altro pilota, JP, è una giovane recluta più preoccupata del prossimo ingaggio che del destino della Apex. Ma, come al solito, per Sonny tutto questo non conta. Conta correre. E, per una volta, la chance di tornare in cima al mondo.

Horror vacui

Sono furioso, furioso vi dico, con questo film. Perché al di là delle mie opinioni personali su Brad Pitt (che non sono positive) e sulla Formula 1 come sport (che trovo piuttosto noioso), questo è un film pessimo e fantastico allo stesso tempo. È pessimo perché è puro intrattenimento, nel senso peggiore del termine: completamente senz’anima, non pensa alle cose, non ha un’interiorità o un’idea del mondo, il vuoto pneumatico. È decisamente troppo invaghito del suo protagonista — sia come personaggio, sia nella fisicità di un Brad Pitt in ottima forma su cui il film si sofferma in modo costante, e la love story è talmente rigida e inutile che non vale nemmeno il tempo di cercare due o tre sinonimi di pessimo.

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F1 e i vantaggi della secchionaggine

Ma F1 è anche ottimo, perché è puro intrattenimento, nel senso migliore del termine. Pulito, ipercinetico, aerodinamico. Così meticolosamente progettato da un punto di vista strutturale da portarti esattamente dove ti vuole portare, emotivamente e sensorialmente parlando. Formalmente maestoso, porta sullo schermo il sovraccarico cinetico dell’esperienza fisica di uno sport motoristico che, come vi ho già menzionato, in genere trovo piuttosto noioso.
Quindi: guardare F1 non è obbligatorio: fatelo con cognizione di causa. Se finite per vederlo, però, fatelo al cinema. È uno di quei film che visti sullo schermo d’argento — specialmente un buono schermo, in una sala con un buon audio — colpiscono in tutt’altro modo.

Il cast

Brad Pitt è Sonny Hayes, nato e cresciuto per correre, con un’ultima chance di rincorrere la gloria. Damson Idris è Joshua “JP” Pierce, giovane seconda guida della Apex, ricco di talento ma con ancora tanto da imparare. Kerry Condon è Kate McKenna, la determinatissima direttrice tecnica della Apex GP, mentre Javier Bardem è Ruben Cervantes, vecchio amico di Sonny dai tempi della Formula 1 e proprietario del team indebitato fino al collo. Nel cast anche Tobias Menzies, Kim Bodnia e Sarah Niles.

La recensione

F1: il film è pessimo e ottimo. Completamente vuoto, privo di ogni interiorità, ma anche un tripudio di cinematografia tecnica che sa evocare l’esperienza fisica della velocità come forse nessuno prima di lui – compresa la vera Formula 1.

Voto:

8/10
8/10
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