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Il corsetto dell’imperatrice: questo non è un film storico! – La recensione

Il corsetto dell'imperatrice

Questo non è un film storico, questo non è un biopic. In Il corsetto dell’imperatrice al cinema dal 7 dicembre, in lingua originale Corsage, la figura della Principessa Sissi, o meglio dell’imperatrice Elisabetta, viene raccontata in maniera meravigliosamente delicata, e si concentra sulla vita interiore di una donna infelice e irrequieta tanto quanto era bella (e cioè molto).

Diretto da Marie Kreutzer, Il corsetto dell’Imperatrice ha ricevuto non pochi premi e complimenti da parte della critica. La pellicola, prodotta da AG Samsa Film, Komplizen Film, Kazak Productions, ORF Film/Fernseh-Abkommen, ZDF/ARTE, ARTE France Cinéma, si è guadagnata tre candidature agli EFA. La sua meravigliosa protagonista, Vicky Krieps (che sicuramente ricorderete in Il filo nascosto) ha vinto il premio Un Certain Regard per la migliore interpretazione al Festival di Cannes 2022.

Arriva nei cinema il 7 dicembre, distribuito da BiM. Se non vi abbiamo già fatto venire una grande voglia di vederlo, continuate a leggere. Altrimenti, prenotate una poltrona nelle ultime file e abbandonatevi completamente a un film speciale.

La storia di una donna, Il corsetto dell’imperatrice: la trama

L’imperatrice Elisabetta d’Austria, sotto caldo consiglio (diremo obbligazione) del marito, l’imperatore, deve abbandonare il suo luogo felice e nascosto dall’opinione pubblica e recarsi a palazzo. Qui, tutti le ripetono cose sul suo peso e sulla sua figura e su quanto manchi a Vienna, visto che è sempre rifugiata da qualche altra parte. Da questo ritorno in poi (datato 1877), la donna continuerà a spostarsi di residenza reale in residenza reale, a discutere con il marito e con la sorella, a cambiare idee e a fare dei colpi di testa irrazionali e capricciosi che metteranno a rischio la salute della figlia.

Quello che questo film, pennellata dopo pennellata, ci affresca, è la figura di una donna che ha dei problemi con se stessa (a quarant’anni, si sente ormai vecchia e sfiorita), con il suo peso (è ossessionata dal cibo, non consuma mai quello che c’è sul suo piatto, vuole che il suo corsetto sia sempre più stretto), con la vita di corte da cui si sente irrimediabilmente soffocata, con il concetto stesso di infelicità. Cerca nei suoi flirt con gli altri uomini, che riesce ad affascinare senza nessuno sforzo, la conferma di qualcosa che le sfugge tra le dita.

Non riesce a creare un rapporto con i suoi figli e non riesce a smettere di pensare a quella che ha perduto, la sua primogenita. É capricciosa e volubile, pensa di poter disporre della vita delle persone attorno a lei come vuole, vorrebbe fare di più per l’impero ma anche levarsi la vita. Cosa che le viene impedita con tutte le forze dalle dame di compagnia, dal marito e dal medico di corte, che le prescrive l’eroina.

Centrali sono, in questo senso, ma in tutti i sensi, le scene nell’ospedale psichiatrico, soprattutto quelle nell’ala femminile. Nelle donne lì rinchiuse in condizioni atroci e per motivazioni del tutto mondane, Elisabetta si vede riflessa. E lo è. Se non fosse l’imperatrice di Austria, probabilmente, sarebbe lì con loro. Abbandonata come loro. Il tipo di abbandono subito da Elisabetta, invece, è un altro, diverso e più sottile. É abbandonata come imperatrice e come donna, vista solo come parte di un cerimoniale, e allo stesso tempo cerca quell’abbandono che secondo lei, e diventa sempre più chiaro, è reperibile solo nella morte, l’abbandono supremo.

Il Corsetto dell’Imperatrice la recensione

Una riscrittura intellettualistica e interiorizzante, un film che si chiede: cosa pensava Sissi quando aveva quarant’anni? Cosa succedeva in Austria? E dalle risposte tira fuori una pellicola fenomenale, che riempie gli occhi, che fa rimanere incollati alla poltrona del cinema fino all’ultimo secondo dei titoli di coda, perché non si vorrebbe mai liberarsi di questa donna così profondamente affascinante.

In un certo senso, Il corsetto dell’imperatrice sta agli estremi di una scala che potremmo chiamare “utilizzo delle figure storiche e pop nei film”. All’altro estremo c’è Blonde, che invece feticizza e pop-ifica ancora di più, che plastifica e cesella e impacchetta, che sottolinea e mette sotto i riflettori, che pone il fuori prima del dentro e poi esagera tutto nella sua re-immaginazione. Che non è per forza un difetto, ma è atteggiamento opposto. A noi, infatti, sono piaciuti entrambi. Il voto al film è un bel 9!

Il trailer

Il cast

Una Vicky Krieps magica e baciata dalle divinità del cinema è Elisabeth, protagonista assoluta del film. Il ruolo dell’autoritario Franz Joseph è tutto di Florian Teichtmeister. Katharina Lorenz è Marie Festetics, Jeanne Werner è Ida Ferenczy. Manuel Rubey interpreta Ludovico II di Baviera, Finnegan Oldfield invece Louis Le Prince. Nel ruolo di Bay Middleton, affascinante stalliere inglese, c’è Colin Morgan.