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Lo strangolatore di Boston, un bel film che non funziona – La recensione

I film che trattano di indagini giornalistiche, soprattutto quando sono tratti da storie vere (come nella maggioranza dei casi) sanno essere molto appassionanti. Dei police-drama per le persone che non apprezzano le divise, mettono davanti a tutto la ricerca indefessa della verità come missione di comunicazione più che di condanna e rispetto della legge. Quando, come in questo caso, le giornaliste in questione sono donne, la storia si arricchisce di implicazioni e sfumature inevitabili, anzi ricercate e sottolineate. Su queste premesse è costruito Lo strangolatore di Boston, thriller true-crime targato 20th Century Studios dello scrittore e regista Matt Ruskin. Il film debutterà il 17 marzo 2023 in esclusiva su Hulu negli Stati Uniti, su Star+ in America Latina e su Star all’interno di Disney+ in Italia.

Lo strangolatore di Boston, una storia vera…

Siamo nel pieno degli anni Sessanta. A Boston, diverse donne vengono uccise a casa loro, trovate morte con un fiocco attorno al collo. Mentre la polizia non riesce a collegare i delitti e rimane indietro, la giornalista Loretta McLaughlin lotta con le unghie e con i denti per scrivere e seguire casi veri, come una reporter, e per smettere di scrivere di tostapane, gossip e moda. Sarà lei a raccontare per prima la storia dello strangolatore di Boston, impegnandosi in prima persona (e in seguito insieme alla collega e reporter Jean Cole) a risolvere un caso frustrante e contorto, con nessun aiuto da parte delle forze dell’ordine, che la trattano con paternalismo e fastidio e affastellano un errore sull’altro. Loretta, alla ricerca della verità, non si fermerà davanti a nessuno, rovinando il suo matrimonio nel processo, combattendo contro sessismo e misoginia.

Raccontata senza mordente – La recensione

Le premesse ci sono tutte, perlomeno sulla carta. Brave attrici, una storia vera e appassionante, una vicenda nobile di lotta per il bene comune e per le donne, una pellicola che dovrebbe elevare. Eppure qualcosa non va. Alla fine del film, non si riesce a tenere alle sorti di nessun personaggio. Tutte le emozioni umane, travolgenti, sembrano filtrate dalla luce perfetta di Lo strangolatore di Boston, che ne esce stranamente appannato, in una bolla, svuotato e indebolito. Quasi soporifero. La sensazione è che, forse per uno scrupolo di fedeltà alla realtà o di sobrietà del racconto, qualsiasi emotività sia stata sacrificata. Non funziona e non può funzionare.

La recensione

Tutte le emozioni umane, travolgenti, sembrano filtrate dalla luce perfetta di Lo strangolatore di Boston, che ne esce stranamente appannato, in una bolla, svuotato e indebolito. Quasi soporifero. La sensazione è che, forse per uno scrupolo di fedeltà alla realtà o di sobrietà del racconto, qualsiasi emotività sia stata sacrificata. Non funziona e non può funzionare.

Voto:

6/10
6/10