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Mindhunter la terza stagione per il momento non si fa. Il fallimento della strategia da supermercato di Netflix

Mindhunter la terza stagione al momento non sarà realizzata

David Fincher in un’intervista a Vulture per presentare il suo film per Netflix Mank (qui i dettagli) ha confermato quello che tutti un po’ sapevamo: la terza stagione di Mindhunter per il momento non si farà. Anche da Netflix arrivano conferme ma non una definitiva cancellazione “magari tra cinque anni”, ma tra cinque anni chissà quale sarà lo scenario e probabilmente ci saremo anche scordati di Mindhunter.

Due stagioni, 19 episodi, Mindhunter è un affascinante viaggio nella mente dei serial killer andando a raccontare l’origine della divisione dell’FBI che si occupa di analizzare glia assassini, studiarne i profili per provare a identificarli studiando i comportamenti. Sostanzialmente è l’origine di Criminal Minds. La serie di David Fincher con Jonathan Groff, Anna Torv e Holt McCallany è molto amata dalla critica e da una parte di fedeli spettatori che la considerano, al pari di The Crown, la produzione migliore della piattaforma di streaming.

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E l’assenza di un pubblico numeroso è confermata anche da Fincher che nell’intervista a Vulture sottolinea come sia troppo costosa per le visualizzazioni che fa. Non solo Fincher ne sottolinea la difficoltà della scrittura e l’impegno che ci vuole per realizzare una serie, molto più che un film. Naturalmente realizzare 10/20 ore di prodotti qualitativamente significativi non può e non deve essere semplice.

Il fallimento del supermercato dello streaming

Al di là della tristezza per la perdita di un prodotto seriale di valore come Mindhunter e delle colpe di Fincher che forse non ha voglia di lottare a fondo per la sua serie tv, questa notizia ci impone un’altra riflessione legata alla natura di Netflix.

La piattaforma di streaming si è imposta come la casa mondiale dell’intrattenimento in streaming, una piattaforma per tutti dai giovani in cerca di storie per loro, ai bambini, fino agli adulti. Una sorta di supermercato in cui in ogni corsia puoi trovare il prodotto adatto a te ma in cui puoi trovare di tutto. Il problema dei grandi supermercati è però la confusione che pervade il cliente mentre affronta le varie corsie. Come si fa a scegliere tra una merendina e l’altra, tra una zuppa e un tipo di pasta senza perdere le ore a leggere tutti gli ingredienti. E allora si va per offerte speciali, seguendo le indicazioni che ci dà il supermercato.

Netflix funziona allo stesso modo, ci infarcisce di prodotti e poi ci propone i “preferiti”, la top ten, i suggeriti, insomma trova tutti i modi possibili per guidare la nostra scelta. Il cliente che cerca un prodotto specifico rischia però di perdersi e così si rivolge altrove, alla bottega biologica, al negozio con un’identità specifica, per trovare quei prodotti che nel supermercato vengono nascosti dagli altri.

E Mindhunter è vittima di questa strategia. Immaginiamo che fosse una serie tv di HBO, difficilmente oggi dovremmo leggere una notizia di questo tipo. Perchè chi si rivolge a HBO (e di riflesso a Sky Atlantic) sa che trova un prodotto ben definito, magari son pochi (e non a caso negli USA hanno aperto il supermercato HBO Max così come FX ha chiesto una corsia dedicata nel supermercato Hulu), ma l’utente sa già quello che può aspettarsi.

Anche oggi, nel mondo globalizzato, nel mondo dello streaming, l’identità di un canale, di una società di produzione è fondamentale. E anche Netflix deve fare i conti con questo aspetto, magari creando una “divisione” dedicata a valorizzare la qualità per evitare di perdere una fetta importante di spettatori, che non riescono a trovare il prodotto per loro. In alternativa si può sempre decidere di rinunciare alle nomination agli Emmy e agli Oscar che questa tipologia di prodotti portano (e che per questo vengono realizzati), definendo una strategia chiara.

La necessità di cercare sempre nuovo pubblico cui dare qualcosa da vedere, ha portato anche alla cancellazione di GLOW per cui si sarebbe dovuto aspettare troppo tempo, perdendo così la fase di interesse, a causa del Covid. Ma anche alle tante serie tv cancellate dopo 3 stagioni perchè o porti premi e nomination (come Grace and Frankie) o porti numeri, altrimenti meglio provare qualcosa di diverso costa meno da un punto di vista produttivo.