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Piccoli Brividi, il reboot di Disney+ è un’onesta serie capace di intrattenere e incuriosire senza strafare

Gli over 30 hanno conosciuto la paura grazie a Piccoli Brividi. Tra i romanzi e le puntate della serie tv di metà anni ’90, hanno scoperto attraverso elementi soprannaturali e fantascientifici potessero spaventare ma al tempo stesso divertire, risultando alla portata di tutti. Sdrammatizzare l’orrore era l’obiettivo di R.L. Stine con la sua lunga saga da oltre 60 romanzi più vari spinoff.

Il reboot targato Sony e realizzato per Disney+ e HULU negli USA, Disney+ per il resto del mondo, percorre la stessa strada affidando la serie a Nicholas Stoller che arriva dal mondo delle commedie, dai Muppets, da Cattivi Vicini, dalla serie Platonic di Apple Tv+ e a Rob Letterman che aveva diretto il primo film di Piccoli Brividi del 2015 con Jack Black. Al tempo stesso però la serie inserisce vari elementi dal teen al mystery, creando una trama orizzontale che percorre tutte le puntate, superando così l’elemento antologico.

Piccoli Brividi la recensione

Il Piccoli Brividi rilasciato su Disney+ da venerdì 13 ottobre con i primi 5 episodi su 10 (proseguirà con rilascio settimanale fino al 17 novembre), è una serie perfettamente in linea con tutte queste premesse. Infatti è una serie che il megamondo Disney ha voluto negli USA rilasciare sia su Disney+ che su HULU e per questo non poteva avere coloriture troppo dark, oscure, complesse perchè l’obiettivo era di fare una serie che potesse esser vista da tutta la famiglia.

La serie mantiene quel tono leggero che già caratterizzava gli episodi della serie anni ’90. Incapace di prendersi sul serio, per scelta, Piccoli Brividi gioca con le paure nostre e dei suoi protagonisti introducendo elementi fumettistici e cartooneschi nei diversi elementi soprannaturali che portano all’orrore.

I protagonisti sono cinque adolescenti, i classici che si incontrano nei licei americani di film e fiction i quali risvegliano il fantasma di un ragazzo morto in una casa rimasta a lungo disabitata e dove va a vivere il nuovo insegnate di inglese. I cinque ragazzi si ritrovano coinvolti in una vicenda che riguarda anche i loro genitori e il loro passato, come spesso capita nei mystery da piccole cittadine americane. Tra una polaroid maledetta, un orologio che crea cloni, vermi assassini, Piccoli Brividi dà il suo meglio negli episodi in cui si concentra su un solo “terrore” evitando di restare soffocato dai vari elementi della sceneggiatura.

Gli attori adulti sono tutti interpretati da caratteristi che bazzicano il mondo delle serie e dei film tv da tempo, raramente trovando ruoli da protagonisti. Anche questo ti dà l’idea che non siamo davanti a una serie “da prima scelta” ma a un onesto prodotto che un tempo avrebbe trovato una sua collocazione su una basic cable come Freeform (che non a caso trasmette le prime due puntate). Piccoli Brividi è un intrattenimento leggero, che non spaventa (fanno molta più paura alcuni passaggi di titoli più importanti come Stranger Things) ma che sa intrattenere perchè gestito da chi conosce la materia seriale. E ogni tanto abbiamo bisogno anche di serie di questo tipo, poco pretestuose, ma che sono esattamente quello che dovrebbero essere, senza particolari fronzoli o eccessi.

Justin Long è Nathan Bratt
Ana Yi Puig è Isabella
Miles McKenna è James
Will Price è Lucas
Zack Morris è Isaiah
Isa Briones è Margot
Rachael Harris è Nora
Rob Huebel è Colin

Piccoli Brividi

Piccoli Brividi è lontano dall’essere un capolavoro ma non aspira nemmeno a esserlo. Proprio per questo risulta una serie tv onesta e coerente con quello che è il suo obiettivo, intrattenere il pubblico con semplicità e senza strafare.

Voto:

7/10
7/10