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The Recruit la recensione della serie Netflix con Noah Centieno, un procedurale per la generazione GenZ

The Recruits

The Recruit è una tra le migliori serie tv prodotte da Netflix negli ultimi mesi. Superato lo stupore per la dichiarazione forte, entriamo insieme nel supermercato Netflix e proviamo a farci largo tra gli addetti alle vendite danzanti sulle note del brano di Mercoledì Addams. Arrivati nella corsia procedurali troveremo magari titoli in iper sconto, marchi sconosciuti, ma dal 16 dicembre in bella evidenza spunterà questo The Recruit, accompagnato dal sorriso smagliante e seducente di Noah Centineo. Una serie che con qualche aggiustamento, anche minimo, nella sua struttura qualche anno fa avremmo trovata presentata ai pilot di ABC. E che invece è la perfetta evoluzione del procedurale per lo streaming e per la GenZ.

Sicuramente dire che sia tra le migliori serie tv dell’ultimo periodo è un po’ una provocazione. Ma The Recruit è una serie tv consapevole dei suoi pregi e dei suoi difetti. Affidata al volto di una giovane star Noah Centineo, costruita praticamente in casa da Netlfix e alla disperata ricerca di un modo di uscire dagli YA romantici (anche perchè un paio d’anni e si finiva a fare i film romantici di Hallmark Channel). Ma soprattutto gestita da esperti come Alexi Hawley già produttore di Castle e creatore di The Rookie e The Rookie Feds, e Doug Liman regista dei primi 2 episodi che porta il gusto dell’action da Jason Bourne a Mr & Mirs Smith. Tutti i dettagli sulla serie nella scheda dedicata.

The Recruit la recensione, voto 7.5

La recluta Owen Hendricks, interpretata da Noah Centineo, è un giovane avvocato che nei suoi primi giorni come avvocato della CIA finisce a leggere le lettere di minacce che arrivano all’agenzia. Si imbatte nel messaggio di una detenuta che sembra conoscere troppe cose per lanciare minacce false. Così inizia a indagare, incontra la detenuta, un’ex informatrice non ufficiale, scontrandosi con colleghi pronti a frenare la sua ascesa, altri disperati dalla difficoltà del proprio ruolo e ritrovandosi nel mezzo di un intreccio globale di spie e controspionaggio.

Come il detective tra le righe di Castle e la recluta John Nolan di The Rookie (Nathan Fillion fa anche un cameo in The Recruit) anche questo giovane avvocato è un pesce fuor d’acqua che si ritrova a nuotare in un mare più vasto di lui e soprattutto finisce con l’andare oltre i limiti del proprio ruolo. Una caratteristica delle serie di Hawley. The Recruit funziona perchè è una fresca rilettura del genere spy, del poliziesco, del procedurale, in cui non si inventa nulla di clamoroso e ci si affida a situazioni potenzialmente intriganti e divertenti. Non mancano i colpi di scena tipici di queste serie, ma tutto è costruito per esaltare la stella di Centineo. E il ragazzo funziona, nel ruolo di erede di Nathan Fillion.

I fan di The Rookie (e Castle) apprezzeranno particolarmente The Recruit (se cercate altre serie simili usate l’app di TvTips) per la sua capacità di far divertire e appassionare con un caso che invece di esser risolto in una puntata viene stiracchiato in 8 da 50 minuti. Ma senza risultare diluito quanto piuttosto concentrandosi sulle vicende personali e sulla vita di un ragazzo di 24 anni che in fondo vorrebbe solo divertirsi.