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House of the Dragon sceglie l’approccio locale e bisogna accettarlo – La Recensione

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Recensione House of The Dragon, con questa serie HBO avvia l’espansione dell’universo del Trono di Spade usando un approccio locale, molto diverso dalla serie originale

Siamo già arrivati a quel periodo dell’anno che molti aspettavano. Chi guarda serie tv sa che la conclusione dell’estate sarà un periodo abbastanza affollato per l’intrattenimento, e una parte della responsabilità è di HBO e Sky in Italia, che rilasceranno settimanalmente gli episodi di House of The Dragon. Prima di partire con la recensione dei primi 6 episodi di House of The Dragon, facciamo un riepilogo sulla programmazione della serie in Italia.

House of The Dragon debutterà il 22 agosto negli Stati Uniti e in Italia in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW, proprio nello stesso momento in cui andrà in onda su HBO. Il primo episodio lo troverete già on-demand su Sky e NOW dopo le 3 del mattino e poi su Sky Atlantic alle 22:15. L’episodio sarà in inglese con sottotitoli in italiano, per la versione doppiata bisognerà aspettare la settimana prossima, 29 agosto 2022 alle 21:15 su Sky Atlantic e naturalmente anche on-demand. Per tutti i dettagli di base sulla serie, trama trailer e cast, vi invitiamo a leggere la nostra scheda dedicata.

Recensione House of the Dragon, una questione di aspettative…

Le aspettative influenzano tutto, soprattutto quando si tratta di prodotti di intrattenimento così popolari, come lo è diventato Il Trono di Spade. Anche gli autori Ryan Condal e Miguel Sapochnik, sono consapevoli della missione incredibilmente complicata, solo perchè sono arrivati dopo 8 stagioni di un fenomeno pop. House of the Dragon non è Il Trono di Spade e non può esserlo in nessuno scenario, questo probabilmente è lo scoglio più grande che ognuno di noi dovrà superare. Quello che ricordiamo della serie originale sono le morti, i draghi, le guerre tutti gli snodi che hanno fatto evolvere la serie e l’ultima stagione, per quanto possa aver fatto discutere, ne era piena zeppa. Questi eventi hanno dato alla serie un ritmo completamente diverso rispetto agli inizi, quando era più politica e House of the Dragon parte proprio da lì, dall’inizio.

La premessa della serie è abbastanza semplice, e si collega perfettamente alla scelta degli showrunner di andare leggermente indietro e costruire in modo abbastanza puntuale questo “nuovo” universo di personaggi. Una costruzione che ha anche fatto nascere la necessità di cercare due attori per interpretare lo stesso ruolo, come quelli di Rhaenyra e Alicent. Questo ha permesso alla serie di raccontare le fondamenta di questi personaggi, in modo da non ritrovarci spaesati da dinamiche politiche e di corte già iniziate. Questo giustifica anche gli insoliti e numerosi salti temporali a cui assisteremo nella prima parte.

L’approccio locale di House of The Dragon

Se si parte già con la consapevolezza che House of the Dragon non è Il Trono di Spade, l’unico altro scoglio da superare è la sua visione molto più ristretta rispetto alla serie originale. Il trono di Spade aveva una storia così vasta e complessa, in cui orbitavano un numero estremamente elevato di personaggi protagonisti, che è difficile da eguagliare. House of The Dragon esiste invece in un sottoinsieme di questo universo, racconta alcuni eventi che hanno coinvolto la casata dei Targaryen, 200 anni prima della storia che conosciamo. Proprio per questo motivo la serie abita quasi completamente, e forse anche un po’ troppo, ad Approdo del Re, ce ne accorgiamo anche dal set che ha tantissimi dettagli in più rispetto al passato. Il resto accade nello sfondo, non lo vediamo, ma ce lo raccontano a parole.

Questo approccio è sicuramente sensato se guardiamo dal punto di vista commerciale. É chiara l’intenzione di HBO di creare un sottoinsieme di serie che si concentreranno sui sottoinsiemi di storie ambientate in quell’universo enorme. Il fatto di restare chiusi entro certi confini risponde a quella precisa necessità di non “rovinare” probabilmente uno dei tanti progetti che il canale ha in sviluppo. Quindi House of The Dragon accenna, nomina persone e luoghi, giusto per il gusto di farlo e per ricordarci che i Targaryen vivono sempre a Westeros; che hanno tanti Draghi; che sono molti di più di quelli a cui eravamo abituati e che sono potenti. Il resto della storia si svolge all’interno della famiglia, e con le sue assurde dinamiche.

In House of The Dragon manca anche un nemico fisico, ma è presente forse quello più complicato di tutti da sconfiggere e capire: il potere. I Targaryen sono costantemente vittima del potere e dei Targaryen stessi. La necessità di assolvere agli obblighi per la sopravvivenza della casata, è questo l’unico carburante della serie. Tutto il resto non rappresenta una vera minaccia, anche perchè il futuro è già scritto.

Quando conosciamo questi nuovi personaggi li ritroviamo in un periodo abbastanza tranquillo per la casata dei Targaryen, l’unico problema del Re Viserys Targaryen riguarda la sua successione al trono. Quindi il problema qui non è quale casata si siederà sul Trono di Spade, ma chi dei Targaryen lo farà, la famiglia è una costante fissa ineliminabile in House of The Dragon e renderebbe superfluo ogni tentativo di creare nemici. I Targaryen quindi si ritrovano a gestire qualche crisi provocata da un membro della famiglia. Niente di preoccupante, l’ambizione di altre casate c’è sempre, ma spesso si risolve politicamente con matrimoni per rafforzarle entrambe. Sono semplici dinamiche politiche… niente di più.

Le conseguenze di questo approccio

Il Re Viserys nel suo primo matrimonio non è riuscito a produrre un erede maschio e Rhaenyra è l’unica figlia che può succedergli, ma è una donna. Questo apre ovviamente un enorme tematica che per quanto possa essere moderna, ha basi molto antiche. House of the Dragon riesce ad occuparsene proprio grazie a questo approccio locale che gli permette di elaborare, di non relegare la tematica ad una frase a effetto, perchè bisogna spostarsi a Grande Inverno per capire cosa sta succedendo lì. Il tema del ruolo della donna è la causa del decadimento dei Targaryen, lo è sempre stato in fondo, e qui hanno trovato il tempo di sviscerarlo e capire che impatto ha avuto sulla loro storia.

Il fatto che House of The Dragon in qualche modo cerchi di differenziarsi dalla serie originale è naturale, non si può pretendere il contrario e non si può nemmeno dire che è uguale. Tutto quello che ho appena scritto fa parte di un semplice processo di accettazione che ognuno di noi dovrebbe affrontare prima di guardare la serie, non sono difetti, ma qualità. Non ci si può approcciare alla serie con la speranza che continui lo stesso filone della serie madre: tante battaglie, tanti draghi, tanti colpi di scena, complotti, tanto di tutto quello che l’ha resa un fenomeno globale. House of the Dragon azzera il ritmo; è piena di discorsi in cui si nominano tante persone, tanti luoghi, senza esplorarli veramente.

L’universo di Game of Thrones si avvia verso la creazione di appendici e sotto-storie, replicando probabilmente quello hanno già fatto Marvel e Star Wars su Disney+. Sono scorci di storia che prendono vita, che non si curano di quello che accade attorno perchè non è necessario, probabilmente lo farà qualcun altro.

L’approccio “local” di House of The Dragon è l’unico scoglio che lo spettatore deve superare. Deve! Perchè è quasi certo che ogni progetto in questo universo utilizzi la stessa strategia. In fondo la storia più corale, quella più grande e spettacolare è già stata raccontata, adesso è arrivato il momento di raccontarne i dettagli… non quello di fotocopiare.

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