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Jack Ryan 4 la recensione: su Prime Video torna l’action per eccellenza che riporta negli anni ’90

Jack Ryan chiude completamente trasformato rispetto a come l’avevamo conosciuto. L’impacciato analista del passato, con John Krasinski ancora legato al Jim di The Office, ha lasciato lo spazio a un intrepido eroe da action puri anni ’90. Una crescita probabilmente naturale del personaggio che però ha perso quell’aria da agente improvvisato che voleva un po’ esserne la caratteristica principale per differenziarlo dagli action puri.

Arrivato alla quarta stagione Jack Ryan è diventato definitivamente un classico action che guarda al passato glorioso del genere. Un prodotto che sarebbe potuto durare nel tempo e che è stato chiuso per volontà di Krasinski che aveva firmato per 4 stagioni e in cuor suo probabilmente voleva già essersi liberato del ruolo. Non tanto per disaffezione, quanto per la voglia di sperimentare come attore e regista uscendo da formule precostituite.

Jack Ryan 4 la recensione

La recensione di Jack Ryan 4 è abbastanza semplice da fare: sono 6 puntate di azione pura, unita a un pizzico di analisi geopolitica attuale, capace di portare il marcio fin sulle soglie del Campidoglio. Una quarta stagione che serve da passaggio di testimone con il personaggio dell’agente Chavez interpretato da Michael Pena. Un personaggio presente nei romanzi di Tom Clancy e che potrebbe essere al centro di un suo spinoff. Una stagione che è un passaggio di testimone con un personaggio più spietato e d’azione ma al tempo stesso lontano dallo stereotipo dell’uomo d’azione con un fisico imperfetto e un’aria più umana.

Con la scusa della stagione finale è tornata anche Abbie Cornish nei panni della fidanzata di Ryan, proprio per agevolare la chiusura del personaggio. Confermati il resto dei personaggi dal James Greer di Wendell Pirce, al Mike November di un Michael Kelly ormai abituato ai ruoli del risolutore, la spalla che aiuta a risolvere ogni problematica.

Jack Ryan è quindi un classico action di quelli che sai già come andranno a finire, in cui è certo che l’eroe supererà tutto e non ti devi far domande specifiche sui diversi punti della trama. Un action in cui si può esser feriti in ogni modo ma si va sempre avanti mentre il nemico cade al primo colpo sparato.

L’action non è per tutti

Un genere che sta vivendo una seconda giovinezza attraverso le piattaforme, basti pensare a Rabbit Hole, FUBAR, The Night Agent, Reacher, Citadel, capace di intercettare una specifica fascia di pubblico che si raccoglieva davanti agli eroi d’azione degli anni ’90. Maschi bianchi eroi per maschi bianchi che sognano di essere eroi. Ovviamente è un genere che non piace a tutti e che, come detto in precedenza, provando ad analizzarlo si rischia di farne emergere tutti i difetti possibili e immaginabili. Ma alla fine ognuno ha i propri passatempi seriali. 

Proprio per questo racchiudere Jack Ryan 4 dietro un numero, dietro un voto è complesso. Perchè guardando all’action puro è probabilmente la miglior serie tv in circolazione per ritmo, intreccio, recitazione ma anche per la capacità di legare le vicende a uno scenario geo politico internazionale complesso. Nella terza stagione c’era la crisi con la Russia e un sottomarino nucleare. In questa quarta stagione Jack Ryan scopre i legami tra la CIA, i cartelli della droga messicani e terroristi dall’oriente con scenari internazionali da far invidia a una serie come Citadel che voleva essere internazionale. Da un punto di vista generale delle serie tv sono troppi i difetti che la rendono un prodotto imperfetto, troppo plastificato, troppo impostato e standard.

Jack Ryan

Jack Ryan

Jack Ryan è quindi un classico action di quelli che sai già come andranno a finire. Un genere che non piace a tutti e che provando ad analizzarlo si rischia di farne emergere tutti i difetti possibili e immaginabili.

Voto:

7/10
7/10