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Il mercato streaming e la disperata (e inutile) ricerca dell’anti-Netflix

Secondo uno studio il mercato streaming nel 2025 avrà circa 529 milioni di abbonati, ma siamo sicuri che la funzione dei nuovi arrivati sia quella di rimuovere Netflix dal podio?

Spesso si parla di una sfida a squadre quando ci riferisce alla recente esplosione della tv consumata in streaming. Netflix è stato il primo ad aprire le danze, quindi tutto quello che è arrivato dopo viene etichettato come l’anti-Netflix, come se fosse una partita di calcio con tanto di tifoseria schierata.

Oggi negli Stati Uniti (e in Olanda) debutta Disney+, la piattaforma streaming di casa Disney che in Italia invece arriverà il 31 marzo 2020, a marzo 2020 arriverà anche HBO Max (sempre negli Stati Uniti) e a seguire arriverà Peacock, il servizio streaming di casa Comcast. Ma siamo sicuri che la funzione dei nuovi arrivati sia quella di rimuovere Netflix dal podio?

La risposta è complicata e dipende dal tipo di servizio streaming. Intanto è uscita una ricerca realizzata dalla Digital TV Research che ha rivelato che Disney+ entro il 2025 avrà circa 101 milioni di abbonati in tutto il mondo e che il mercato streaming in generale, includendo quindi anche Netflix, Amazon Prime Video, Apple TV+ e HBO Max, nel 2025 avrà un utenza composta da 529 milioni di abbonamenti in tutto il mondo.

Andando nello specifico però, ormai sappiamo che Netflix continuerà a crescere praticamente solo nei mercati internazionali, ci si aspetta che nei prossimi sei anni aggiungerà solo 6 milioni di abbonati negli USA, ma sono 70 milioni in tutto il mondo, che porterà il totale degli abbonati a circa 235.6 milioni di abbonati nel 2025. Ecco la classifica delle previsioni secondo lo studio:

  1. Netflix 235.6 milioni di abbonati
  2. Amazon Prime Video, 135 milioni di abbonati
  3. Disney+ 101 milioni di abbonati
  4. HBO Max 30 milioni di abbonati
  5. Apple TV+ 27.2 milioni di abbonati

Curiosa l’assenza nello studio del servizio streaming Hulu, che operativo solo negli USA (almeno per ora) e sotto l’egida Disney, ha raggiunto circa 30 milioni di abbonati, e da poco ha stretto un accordo con la sorella FX, la quale produrrà serie tv di rilievo e di qualità per il servizio streaming, in modo da replicare il modello di HBO Max con HBO al centro di tutto, qui invece FX si pone come casa dei contenuti di qualità del gruppo Disney.

A parte questa dimenticanza (a cui si aggiunge l’assenza di Peacock, probabilmente perchè i dettagli sul servizio ancora non sono stati rivelati), i dati di questo studio ci fanno capire, a parte la mera classifica che piazza Netflix in testa nel mercato dello streaming, le differenze tra i vari servizi, e soprattutto la differenza nei target di pubblico a cui ogni servizio si riferisce.

Cerchiamo adesso di rispondere alla domanda che ci siamo posti in apertura:

La funzione dei nuovi servizi streaming è quella di rimuovere Netflix dal podio?

Nell’opinione di chi scrive, la risposta è semplice, ed è un secco NO. La risposta complicata invece è molto più elaborata e include elementi che vanno dal modello di business di ogni società, al tipo di pubblico a cui è indirizzato il servizio streaming, e al motivo per cui l’azienda vuole entrare nel mercato dello streaming.

Disney+

Disney+, anzi più in generale Disney, ha tutte le carte per scalzare dal podio Netflix, ma per come ha impostato la sua strategia nello streaming, pare che l’obiettivo non sia esattamente questo, ma più quello di diventare una piattaforma complementare. Disney+ infatti è stato ideato come una piattaforma che contiene titoli adatti alle famiglie. Disney è stata molto selettiva nel scegliere quali contenuti includere e quali no, e la cosa certa è che da sola sicuramente non riuscirà a sostituirsi a Netflix perchè si rivolge a una fascia, sì piuttosto ampia, ma che è solo una parte di quello che Netflix offre in termini di generi.

Potrebbe riuscire a creare un’offerta più completa includendo Hulu, che contiene anche i contenuti più adulti del gruppo FOX, ma per farlo dovrebbe estendere la disponibilità di quel servizio in tutto il mondo, e la strada al momento sembra molto lunga.

HBO Max

HBO Max è un servizio streaming che fa parte di un gruppo enorme, la casa madre è WarnerMedia che include anche canali via cavo come TBS, TNT e HBO e lo studio di produzione Warner Bros. A sua volta WarnerMedia è una sussidiaria di AT&T, una compagnia telefonica (mobile e fisso) americana che tra le altre cose offre anche un pacchetto satellitare per guardare la televisione che si chiama Direct TV.

Se seguiamo quello che è stato rivelato a fine ottobre, il servizio streaming sarà disponibile da marzo solo negli Stati Uniti (è prevista un’espansione internazionale ma non abbiamo ancora dettagli, e sicuramente escluderà l’Italia), e soprattutto sarà gratis per i circa 10 milioni di clienti di AT&T che vengono da Direct TV. Ma la cosa più importante è che avrà lo stesso prezzo di HBO e HBO Now (il servizio streaming del canale), 15,99$.

Questa scelta è chiara: HBO Max è stato creato con l’obiettivo di frenare l’emorragia di abbonati dalla tv classica (quella via cavo o via satellite), è un modo per tentare i clienti persi in un altro modo: offrendo HBO, che è il brand più riconoscibile della società, a cui si aggiungono contenuti più generalisti e meno impegnativi, proprio per il grande pubblico (sarebbe i motivo per cui si chiama Max). Quindi da un lato c’è la necessità di non farsi concorrenza internamente (il prezzo ne è un chiaro esempio) e dall’altra c’è la voglia di convincere chi li ha lasciati a tornare, anche se in una nuova forma.

Apple TV+

La gestione di Apple TV+ è completamente diversa. Apple è una società che produce dispositivi, e il motivo per cui è nato il servizio streaming è che l’azienda ha capito che non potrà continuare a fare affidamento solo su quel modello di business, quindi ha spinto sui servizi, che saranno sempre collegati ai suoi dispositivi. Si è partiti con Apple Music, poi è arrivato il servizio di News (almeno negli Stati Uniti), il servizio per i giochi (Arcade). E intanto Apple è diventata anche un banca con Apple Pay e la carta di credito emessa solo per gli Stati Uniti. Infine è arrivato Apple TV+.

Apple TV+ non è altro che una piccola sezione di un’app più grande che si chiama Apple TV (qui l’azienda avrebbe potuto pensare a dei nomi meno confusionari). L’obiettivo di quest’app è quello di integrare tanti servizi streaming in un unico catalogo e negli Stati Uniti questa integrazione è già attiva da mesi. All’interno dell’app infatti ci si può abbonare a Showtime, a HBO, a Amazon Prime Video, Starz (manca solo Netflix) e molti altri canali, con la differenza che il catalogo è unico quindi il cliente si ritroverà la scheda di Game of Thrones (HBO), accanto a quella di The Marvelous’ Mrs. Maisel (Amazon).

Apple TV+ invece è semplicemente una necessità, un modo per dire che all’interno di quell’app trovi anche “qualcosa che facciamo noi“. L’obiettivo è quello di far vivere il cliente (possessore di iPhone e/o Mac e/o iPad) all’interno dell’ecosistema Apple: è come se l’azienda dicesse: “non hai bisogno di nient’altro, pensiamo noi a tutto: ai dispositivi, alla musica, ai giochi, alle news, ai tuoi soldi e all’intrattenimento.” E’ difficile quindi leggerci la voglia di concorrere con altri servizi e entrare di prepotenza nel mercato.

Questa è la risposta alla domanda che ci siamo posti all’inizio. L’esplosione dei servizi streaming è semplicemente una necessità che i “produttori originali” di contenuti hanno, un settore in rapida espansione che in futuro sicuramente darà i suoi frutti, e sarà una parte rilevante dei bilanci di Disney, WarnerMedia, Comcast e Apple, ma non l’unica.

In una recente intervista a Deadline, Sandra Dewey, Presidente di Studio T e a capo delle produzioni di TNT e TBS (gruppo WarnerMedia) ha detto che l’obiettivo di HBO Max è quello di far capire alle persone che nonostante il fatto che su Netflix ci siano ottimi contenuti, loro sono quelli che producono contenuti da decenni e hanno esperienza nel farlo.

La Dewey ha anche parlato del futuro della televisione specificando che nonostante l’esistenza di trending in declino per la tv tradizionale, questa rimane un settore che fattura ancora miliardi di dollari: “grazie a questo settore siamo capaci di investire in queste nuove tecnologie. Non si può negare che il modo in cui le persone consumeranno contenuti nel futuro è attraverso lo streaming, sarà un processo molto lento, questo è sicuro, quindi per noi è meglio entrare in questo mercato e iniziare a costruire un tipo di rapporto diverso con i nostri clienti.

Insomma, tutta la questione del mondo streaming non si può ridurre a una mera battaglia a chi ha il numero maggiore di abbonati, o a chi ha più hit. Probabilmente per Netflix sarà una questione vitale, visto che non ha altri business di riferimento, ma di certo non è l’obiettivo dei “vecchi” creatori di contenuti, che grazie ad acquisizioni e fusioni si fanno sempre più grandi e sempre più variegati, e probabilmente sta lì la loro forza.